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Un nuovo caso Diciotti. Ecco cosa prepara Salvini per la campagna d’autunno

“Disposizioni urgenti in materia di rilascio di permessi di soggiorno temporanei per esigenze di carattere umanitario nonché in materia di protezione internazionale, di immigrazione e di cittadinanza”.  E’ il titolo del decreto che il Ministro dell’interno Matteo Salvini presenterà lunedì 24 settembre 2018 in Consiglio dei ministri. C’è molta attesa su questo passo perché Matteo Salvini ha presentato un testo blindato, sul quale conta per l’ennesima forzatura (e fuga in avanti). Insomma, i migranti servono ancora una volta al leader leghista per alzare l’asticella dello scontro politico e aizzare la folla dei suoi sostenitori, secondo i sondaggi sempre più folta.

Un nuovo caso Diciotti. Ecco cosa sta preparando Salvini per la campagna d'autunno

 

Ma c’è più di un ostacolo che potrebbe materializzarsi sulla strada immaginata dal leader della Lega. Il più grande, oltre che il più scontato, è quello che potrebbe frapporre il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Più di una fonte confidenziale conferma che, qualora il testo presentasse evidenti profili di incostituzionalità, Mattarella potrebbe non firmarlo. A questo punto la reazione veemente di Salvini sarebbe praticamente scontata, con il Quirinale bersaglio della crociata securitaria sulla quale il leader leghista ha costruito le sue fortune elettorali. E cresce l’impressione che l’incidente istituzionale serva a Salvini quasi più del decreto in sé. Insomma, il leader leghista sta costruendo un nuovo “caso Diciotti” per la sua campagna d’autunno, per poter proseguire nel solco del vittimismo preventivo la sua corsa al consenso.

Perché il decreto Salvini potrebbe essere in parte incostituzionale? Intendiamoci, la revoca (o la non concessione della cittadinanza) ai cittadini stranieri avviene già in presenza di una condanna penale, a meno che il soggetto non abbia richiesto ed ottenuto la riabilitazione davanti alla Magistratura italiana.  Ma il decreto Salvini identifica nuovi reati che comportano la revoca dello status di rifugiato o la protezione internazionale. Tra questi sono stati inseriti come normale che sia reati gravi quali la violenza sessuale, la produzione, detenzione e traffico di sostanze stupefacenti, rapina ed estorsione, minaccia, violenza o resistenza a pubblico ufficiale. Ma sono inclusi reati anche di poco conto come il furto (non aggravato). Per intenderci, se un rifugiato rubasse un pezzo di pane perché affamato e venisse denunciato per furto perderebbe il suo status.

Il decreto prevede inoltre la sospensione del processo di cittadinanza in numerosi casi e la netta restrizione dei permessi umanitari. L’abolizione della concessione del permesso di soggiorno per motivi umanitari previsto dal Testo unico sull’immigrazione (legge 286/98) è proprio uno dei “profili” di incostituzionalità acclarati nel decreto Salvini. Secondo la legge attualmente in vigore questo tipo di permesso può essere concesso ai cittadini stranieri che presentano seri motivi, in particolare di carattere umanitario o risultanti da “obblighi costituzionali o internazionali dello stato italiano”. Eliminarlo significherebbe dunque per lo Stato italiano rinunciare a parte dei suoi obblighi costituzionali e internazionali. Assurdo oltre che impraticabile.

Non ultima, appare una forzatura anche quella di presentare un Decreto e non un Disegno di Legge. Ai decreti nel nostro ordinamento si ricorre solo in caso d’urgenza, che in questo caso non si ravvisa. La problematica degli sbarchi, questa sì urgente, è ben distante da quella dei permessi umanitari e della cittadinanza, che intervengono solo dopo un lungo e spesso complicato accertamento sulla provenienza e identità dei migranti. Ma ciò che più sconcerta di questo decreto è la discriminazione che andrà a creare tra gli italiani titolari di cittadinanza e i potenziali nuovi cittadini. Il testo prevede addirittura che la concessione della cittadinanza ai discendenti degli emigrati italiani all’estero sia più difficile da ottenere e che vengano estesi i requisiti di residenza necessari per chiederla, sia in caso di matrimonio che sulla base della residenza.