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Così Salvini permette ai mafiosi di ricomprare i beni confiscati. Chapeu

Salvini fa la voce grossa con i migranti e fa approvare – con l’aiuto dei 5 Stelle – il suo Decreto sicurezza con cui ha fatto scomparire per magia un’emergenza vera, quella rappresentata dalle mafie italiane. Salvini nel decreto non si occupa delle cosche, perché evidentemente non ritiene che minaccino la sicurezza nazionale. Siccome un decreto legge si fa quando ci sono i presupposti di necessità e urgenza, già non citare i boss significa considerarli un problema secondario.

Eppure silenziosamente le mafie riciclano – corrompendo chi è necessario corrompere – centinaia e centinaia di milioni nel cuore delle città d’Italia e d’Europa: acquistano ristoranti, negozi, hotel, palazzi, farmacie, imprese. Indisturbate o quasi, nonostante alcune inchieste e processi in corso nel Nord della Penisola, un tempo caro alla vecchia Lega, mostrino quanto siano in forma pure a quelle latitudini.

Però, nel decreto Salvini introduce una novità: la possibilità di vendere anche a privati i beni confiscati ai clan. Secondo Enzo Ciconte – fra i massimi esperti in Italia delle dinamiche delle grandi associazioni mafiose, docente universitario di Storia della criminalità organizzata – è “un segnale molto pericoloso”. Spiega: “Chi conosce le dinamiche mafiose sa bene che mettere in vendita questi beni significa offrire su un piatto d’argento la possibilità ai mafiosi di riacquistarli”.

“Se ciò avvenisse – e con molta probabilità avverrà – lo Stato ne risulterebbe sconfitto perché i mafiosi potrebbero dire ai paesani: avete visto? Noi siamo più forti dello Stato. E questa è una verità incontrovertibile. Qualche speculatore potrebbe comprarsi grosse fette di questo patrimonio, magari utilizzando ditte e imprese ‘partecipate’ dal capitale mafioso”.

Il rischio è stato segnalato anche da Libera, cartello di associazioni contro le mafie fondato da don Luigi Ciotti, in un comunicato scritto subito dopo all’approvazione da parte del Senato: “La vendita di quei beni significherà una cosa soltanto: che lo Stato si arrende di fronte alle difficoltà del loro pieno ed effettivo riutilizzo sociale, come prevede la legge”.

“E il ritorno di quei beni nelle disponibilità dei clan a cui erano stati sottratti, grazie al lavoro delle forze dell’ordine e della magistratura, avrà un effetto dirompente sulla stessa credibilità delle istituzioni. Insomma, un vero regalo alle mafie e ai corrotti”. Ma al ministro Salvini che cosa importa? A lui basta fare credere che la sicurezza si tutela esibendo i canini contro i migranti e i rom ed evocando ogni giorno le ruspe.

 

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