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Ponte Genova, altra beffa: cambia il decreto ma i progetti ancora non ci sono

Ponte Morandi, sono ore calde per il tema della demolizione e della ricostruzione. Marco Bucci, sindaco di Genova e commissario per la ricostruzione, ha detto in un’intervista a Sky Tg24 che la demolizione dei “monconi” del ponte Morandi “incomincerà il 15 dicembre”, precisando con esattezza la frase “penso che prima di Natale” cominceranno i lavori di demolizione dei “monconi”, che aveva pronunciato ieri. La data della demozionee appare quindi abbastanza certa, il problema, però è che mancano i progetti e il governo latita.

“Possono succedere tante cose- spiega Bucci – dal maltempo ai ricorsi, ma non penso che ci saranno problemi perché siamo allineati. Ora però mi sembra eccessivo andare a vedere se sarà il 13 mattina o il 15 pomeriggio”. Dal racconto del commissario emerge, tuttavia, che i progetti sono tutt’altro che pronti…

“Il progetto per la demolizione non è ancora pronto. Le aziende li hanno già presentati ma non abbiamo ancora scelto chi lo farà. Lo faremo attraverso la procedura prevista dalla legislazione europea di negoziazione diretta senza pubblicazione – prosegue Bucci – . Lo faremo non appena il decreto Genova sarà convertito in legge”, spiega Bucci che comunque conferma che i lavori di demolizione dei monconi del viadotto saranno assegnati “senza gara d’appalto”.

Il sindaco-commissario si dice convinto, in base ai progetti ricevuti, che almeno per la porzione ovest del viadotto ancora in piedi si possa evitare l’uso di esplosivo. “La modalità non prevede cariche – ha spiegato Bucci – mentre per la parte su via Porro le cose sono più complicate. Decideranno i tecnici, ma penso che si possa procedere tra demolizione e ricostruzione in parallelo, iniziando a ricostruire la parte ovest mentre si demolisce quella est”.

Per la demolizione e ricostruzione, il primo cittadino ha detto che nella migliore delle ipotesi ci vorranno 12 mesi (altrimenti “15 mesi, ma non di più”), il che porterebbe ad avere un nuovo viadotto sull’autostrada A10 “entro la prima metà del 2020”. Di certo c’è il fatto che il governo non è stato così celere come aveva promesso. Soprattutto sul fronte decreto, che doveva essere d’emergenza e che ci ha messo una vita per essere formulato.

Salvo poi scoprire che era un’accozzaglia di cose in cui ci avevano inserito di tutto (compresi i condoni cari a Di Maio) e che ha richiesto un’ulteriore variazione. Va precisato, inoltre, che un emendamento non è di certo una legge. Intanto in molti parlano già di ennesima “illusione per le persone”, perché la data paventata di apertura nel 2020 appare molto improbabile.

Su chi sopporterà il costo della ricostruzione si sofferma La Repubblica: “Lo dice la legge: il commissario deve mandare una fattura ad Aspi per quanto riguarda le spese di demolizione, ricostruzione, smaltimento e rimborsi per la case espropriate agli sfollati e alle aziende”, queste le dichiarazioni del sindaco riportate dal quotidiano.

Se da Autostrade non arriveranno i soldi “è previsto che potremo vendere i crediti a enti bancari o alla Cassa Depositi e Prestiti con un interesse previsto dalla legge dell’1,5 per cento più lo spread”.

 

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