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L’amore ritrovato: c’è un asse Di Maio-Dibba per far cadere il governo e andare al voto

Dopo le preoccupazioni esternate da Zingaretti per la tenuta della maggioranza, oggi arriva un altro scoop che dà una vera spallata al governo. Ci sarebbe un asse tra Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista per far cadere il governo Conte e andare il prima possibile al voto. L’ipotesi che racconta oggi Annalisa Cuzzocrea su Repubblica parte da un lungo messaggio del Capo Politico apparso nella chat dei big del Movimento 5 stelle. Di Maio ha scritto tutti i dubbi sull’azione di governo, i cambiamenti del partito e l’ipotesi di non candidarsi alle regionali. Un messaggio molto lungo e denso a cui Alessandro Di Battista ha risposto: “Sono completamente d’accordo con Luigi”.

E lì è subito scattata l’allerta nell’ala governista del M5S, quella – per intenderci – fedele al premier Giuseppe Conte. E sono proprio i governisti che nelle ultime ore continuano a farsi la stessa domanda: “A che gioco sta giocando un ministro degli Esteri che invece di andare al G20 in Giappone fa campagna elettorale anticipata sui territori?”. L’attacco, del tutto a freddo, sul fondo salva-Stati, trapelato dalla riunione alla Farnesina di lunedì sera e confermato ieri dalla nota dei parlamentari M5S della commissione Finanze della Camera è — per chi tiene alla vita del governo — la conferma di un sospetto: che Di Maio, incapace di convivere con il Pd, ammaliato dalle sirene sovraniste che sente forti nel Paese, non aspetti altro che la caduta dell’esecutivo.

Quando? Già a marzo. Magari dopo una sconfitta del centrosinistra in Emilia-Romagna, causata anche dal no a una corsa comune con il Pd. Se l’è studiata bene, quindi, Giggino. Ieri i deputati M5S della Commissione Finanze si sono allineati alla Lega sul Meccanismo Europeo di Stabilità e sul presunto rischio di approvazione senza discussione del Parlamento, già smentito il giorno prima da Palazzo Chigi. Repubblica dice che il tutto potrebbe far parte di un piano preordinato per andare presto alle elezioni, cosa che confermerebbe un ruolo politico sia per Di Maio che per Di Battista.

Alcune fonti rivelano che Di Battista e Di Maio si erano già parlati. Hanno ricominciato da un po’. E stanno agendo di concerto. Di Maio non ha sconfessato pubblicamente l’eresia di Barbara Lezzi sullo scudo penale per l’ex-Ilva. Ha riavvicinato la presidente della Commissione Finanze di Montecitorio Carla Ruocco, che non a caso ha dato il via libera all’attacco di ieri sul fondo salva-stati. Si confronta con il senatore Gianluigi Paragone, che pure non ha votato la fiducia al governo e potrebbe fare lo stesso sulla manovra economica. Il timore dei governisti è che il suo tentativo sia proprio quello di far crollare tutto. Forte dell’asse ritrovato con Di Battista, con cui si lancerebbe nell’ennesima campagna elettorale anti-sistema.

 

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