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Di Maio, che schiaffo a Conte! Riunione coi suoi direttamente a Palazzo Chigi

Di Maio perde il pelo ma non il vizio. Prima la Farnesina. Ora direttamente Palazzo Chigi. Il capo politico del Movimento 5 Stelle, surclassa un’altra volta Conte e trasforma le sedi istituzionali nelle sue war room. Di Maio riunisce (per la terza volta) ministri e sottosegretari grillini nell’ufficio a Palazzo Chigi per dettare la linea politica all’esecutivo di parte grillina. E stavolta il vertice è uno schiaffo in pieno volto al presidente del Consiglio che aveva promesso, nel giorno dell’insediamento, rispetto e garbo istituzionale.

Il ministro degli Esteri ignora l’invito del capo del governo. Di Maio teme di perdere la leadership nel Movimento e nell’esecutivo. E cerca di difenderla a colpi di segnali (esecutivi ristretti) e vertici di partito nei Palazzi del governo.

Dopo il giuramento dei sottosegretari, Di Maio ha voluto incontrare la squadra di governo dei Cinque stelle al completo. Il capo della Farnesina vuole compattare il Movimento. La trattativa per il Conte bis ha messo in luce la debolezza della leadership di Di Maio. Declino che rischia di tradursi in perdita di peso politico anche nel governo. E i continui vertici ristretti puntano a ridare forza al ruolo di Di Maio.

Ma è anche una strategia per seguire in prima persona i tanti fronti caldi aperti nel Movimento. A cominciare dalla sostituzione dei capigruppo. A Palazzo Madama, dopo la promozione di Stefano Patuanelli alla guida del ministero dello Sviluppo economico, il M5S deve scegliere il nuovo capogruppo.

Ma sarà sulle regionali che Di Maio giocherà la partita della vita. L’appello al Pd per un patto civico è una mossa (disperata) raccontano fonti del Movimento per mettere il cappello sull’alleanza. Sottraendo a Conte o allo stesso Grillo la primogenitura della formula. Però è una strada in salita. In Umbria è stata congelata la selezione delle candidature del Movimento 5 stelle in Umbria per formare la lista per le prossime elezioni regionali e per eventualmente scegliere il candidato presidente.

In Campania e Calabria l’intesa con il Pd rischia di creare uno scisma nel Movimento. Terzo e ultimo fronte è la riorganizzazione dei Cinque stelle: la nomina dei facilitatori (figure che avranno in mano la guida del Movimento nelle Regioni) ha scatenato una guerriglia tra attivisti, consiglieri regionali e parlamentari.

 

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