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Direttiva case green, s’infiamma la polemica. Il Codacons: “Costi insostenibili per gli italiani”

Esplode la polemica per la direttiva europea sulle case green. L’importante iniziativa comunitaria ha dinanzi a sé due sfide principali. Una politica, dovuta alla resistenza dei governi di centrodestra alla ricezione di direttive green, e poi quella economica, problematica molto sentita in Italia. A favore del governo di destra si schiera oggi i Codacons. “Almeno 60 mila euro per l’adeguamento, costi insostenibili per gli italiani”.
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Il Codacons: “Direttiva economicamente insostenibile”

L’allarme del Codacons: “Per riqualificare un’abitazione secondo i crismi Ue, servono tra i 35 e i 60 mila euro”. Solo per la sostituzione della caldaia con un modello di nuova generazione, la spesa può arrivare in Italia a 16 mila euro. “Il cappotto termico, ad esempio, ha un costo medio compreso oggi tra i 180 e i 400 euro al metro quadrato, mentre per gli infissi la spesa varia in media da 10 a 15mila euro”.

“Per una nuova caldaia a condensazione, considerata una abitazione da 100 mq, la spesa va dai 3 mila agli 8 mila euro, mentre per l’acquisto e l’installazione di una pompa di calore il costo oscilla tra i 6 mila e i 16 mila euro a seconda dell’impianto scelto”, spiega ancora la nota.

“Per un impianto fotovoltaico da 3 kW la spesa da sostenere è di circa 7.500-10.500 euro, a seconda del tipo di pannelli fotovoltaici utilizzati. Gli interventi di riqualificazione energetica previsti dall’Ue determinerebbero quindi un costo complessivo medio tra i 35mila e i 60mila euro considerando una abitazione di 100 mq, e potrebbero determinare nel medio termine effetti enormi sul mercato immobiliare, portando ad una svalutazione fino al 40% del valore degli immobili non oggetto di lavori di riqualificazione”.

I dati del Consiglio nazionale ingegneri

“Secondo i nostri dati, in Italia ci sono circa 15 milioni di unità abitative che potrebbero essere soggette ad interventi di efficientamento energetico, fermo restando che ci sono delle priorità, a partire dagli edifici cosiddetti energivori. In Italia le prime misure per l’efficientamento energetico risalgono alla fine degli anni ’70, dunque tutto quello che è stato costruito in precedenza necessita di forti interventi. Si tratta di un intervento colossale, non solo economico: serve soprattutto un cambio di mentalità”. Così Remo Vaudano, vice presidente vicario Cni, Consiglio nazionale ingegneri.

“In ogni caso bisognerà partire dai dati che non sono ancora completi. Per fare un esempio, le certificazioni energetiche vengono prodotte prevalentemente in caso di compravendita o locazione degli immobili. Di conseguenza le nostre valutazioni si basano su una documentazione assai limitata. Si possono fare solo stime”.