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Disabile bullizzato a scuola perché positivo al Covid

Insulti e parole d’odio perché è risultato positivo al nuovo Coronavirus. Uno studente disabile che frequenta il primo anno dell’istituto alberghiero Buontalenti di Firenze è improvvisamente diventato il capro espiatorio di una intera classe, il bersaglio su cui sfogare ansie e preoccupazioni. Dopo che il ragazzo disabile ha effettuato il tampone risultando positivo al virus, come da protocollo l’intera classe è stata subito messa in quarantena per due settimane con l’obbligo di didattica a distanza. Tanto è bastato ai compagni di classe per ricoprire il ragazzo di insulti: “È tutta colpa tua se siamo in quarantena”, “Ma sei stupido? Prendi il coronavirus e ce lo dici così? Rischi di aver infettato tutti”; “Non capisci niente. Cos’hai al posto del cervello, i coriandoli?” Sono alcuni degli insulti che in pochi minuti hanno intasato la chat WhatsApp del ragazzo disabile.

A riportare la spiacevole storia è Repubblica: “È un vero e proprio episodio di bullismo – ha affermato la preside, Maria Francesca Cellai – Gesti come questo non possono essere sminuiti e considerati semplici ragazzate, si tratta di reati. Sono sconvolta e dispiaciuta, la scuola deve intervenire al più presto”. Dopo aver ricevuto gli insulti, il ragazzo ha deciso di farsi coraggio e raccontare tutto alla famiglia. “Per fortuna ha avuto la forza di parlarne con la sorella – ha proseguto la preside – a quale a sua volta ha raccontato tutto ai genitori. A chiamarmi, con il cuore in mano, è stata la mamma. Io mi sono vergognata per gli altri miei studenti”.
Su 27 studenti in pochissimi sono rimasti in silenzio e solo in tre hanno difeso il compagno disabile. “Mi ha colpito il comportamento del ragazzo, che è stato di un’educazione unica nonostante le parolacce che gli sono state scagliate contro – continua la dirigente Cellai –. Ha provato a spiegare ai compagni che sarebbe potuto capitare a tutti di prendere il Covid, ma loro in tutta risposta gli hanno detto di non ripresentarsi in classe senza mascherina. Ora lui, comprensibilmente, ha timore di tornare a scuola”.
Dopo un consiglio di classe straordinario, la dirigente ha deciso di agire su più fronti: “Faccio un appello alle famiglie affinché non sottovalutino la cosa, controllino i cellulari dei figli e imparino a guardarli con uno sguardo oggettivo senza giustificarli sempre. Coinvolgeremo gli psicologi della scuola che parleranno con i ragazzi e spiegheranno loro che le paure per questa nuova malattia vanno elaborate e non buttate addosso al primo che capita. Poi i docenti affronteranno un percorso di educazione civica in cui si parlerà del rispetto per l’altro. Gli studenti che hanno sostenuto il giovane saranno premiati, mentre gli altri, per punizione, salteranno per un po’ le esercitazioni di cucina. Sospenderli e tenerli a casa non ci è sembrato il provvedimento più educativo”.

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