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Non c’è uno senza due, dopo Versace un altro grande marchio “pappato” dagli amerikani

Una notizia che circolava da mesi e che però ha fatto molto clamore: dopo aver sanato i conti passando da un rosso di 7,4 milioni di euro a un utile di 15 milioni, la famiglia Versace ha deciso di vendere. Le indiscrezioni che si sono susseguite nei messi hanno riguardato i principali gruppi di lusso, ma alla fine a spuntarla è stato il produttore americano di borse di lusso Michael Kors, pronto a sborsare circa 2 miliardi di dollari pur di aggiudicarsi la casa della Medusa. Un’offerta alla quale non si poteva dire di no e che infatti la famiglia, passato nelle mani del team Santo-Donatella dopo la morte del fondatore Gianni nel 1997, ha deciso di accettare, dopo che l’ipotesi di essere quotati in borsa si era arenata.

Per Kors, come spiega Affari Italiani, si tratta della prosecuzione di una strategia di crescita tramite acquisizioni di marchi del lusso attivi in settori affini al “core business” che già lo scorso anno aveva portato il gruppo americano a rilevare per 900 milioni di sterline il produttore britannico di scarpe Jimmy Choo. La vendita di Versace potrebbe però essere solo un antipasto, la prima mossa di una serie che finirebbe per scuotere il mondo della moda italiana e che vedrebbe i grandi gruppi della finanza pronti a intervenire di nuovo. Il prossimo a passare la mano potrebbe essere Trussardi, che ha chiuso il 2017 con 30,6 milioni di perdita (dopo il rosso di 7,44 milioni già segnato nel 2016), un Ebitda calato del 38,6% a 3,167 milioni e un indebitamento netto per 5,15 milioni a fine anno che ha portato la società nel corso di questi mesi a rifinanziarsi per 51,5 milioni e a lanciare un aumento di capitale da 5 milioni. A lanciare l’indiscrezione è ancora Affari Italiani, secondo il quale Trussardi spererebbe di tornare in utile già il prossimo anno e questo potrebbe accelerare un’eventuale cessione, per la quale sembra essere in pole position un altro fondo partecipato da Cdp, Quattro R, specializzato in “turnaround” e ristrutturazioni aziendali. Chi per il momento continua a resistere a ogni lusinga, italiana o straniera che sia, è invece Ferragamo, che a inizio mese ha smentito l’ennesima indiscrezione che voleva la famiglia (che controlla la società con una quota del 65%) contattata da alcuni fondi di private equity per valutare una possibile intesa.

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