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Dove vanno a finire i migranti in Italia? Tutti al Sud e nelle grandi città. E a Salvini serve restino lì

I migranti che sbarcano in Italia e che ottengono un permesso di soggiorno restano quasi tutti al Sud e nelle grandi città. A dircelo è l’ultimo rapporto di Medici Senza Frontiere (Msf), che fotografa la situazione degli insediamenti informali al 1° settembre 2018. Con questo termine si individuano tutte le situazione di abusivismo o sistemazione precaria cui vanno incontro i migranti che sbarcano in Italia, ottengono un permesso di soggiorno di qualsiasi tipo e poi però non riescono a trovare una sistemazione abitativa regolare. Si parla di un numero rilevante di persone, dalle seimila alle diecimila raggruppate in 24 insediamenti costituiti da edifici, 2 da baracche e 2 da casolari, 3 da tendopoli, 2 fra container e roulotte e 9 campi dove la gran parte dormono all’addiaccio. Nella metà dei casi si tratta di insediamenti senza acqua corrente e senza elettricità e in un terzo dei casi vi è una forte presenza di donne e bambini.

Una situazione umanitaria esplosiva che interessa perlopiù il Sud, ma anche le grandi città: Roma in testa, poi Torino, Milano. E qui Salvini non c’entra, o meglio, c’entra relativamente poco per il momento. Se la politica dei rimpatri attaccherà anche questi insediamenti, si porrà il problema dell’identificazione e successiva espulsione di chi non ha titolo di restare in Italia. Un’azione che rischia di diventare un innesco per una bomba potentissima, al Sud, che potrebbe travolgere il Governo. Salvini lo sa e nicchia. Gli sta bene che migliaia di migranti vivano nelle condizioni di emarginazione di cui parla Msf e soprattutto che molti di questi passino dallo status di aventi diritto al soggiorno in Italia a quello di irregolari. Serve ad alimentare la politica del vittimismo preventivo di cui la Lega si è alimentata negli ultimi tre anni, base per la vittoria elettorale del marzo 2018.

Dunque, al momento, queste diecimila persone sono all’80% con permesso di soggiorno. La maggior parte di loro non riesce a inserirsi lavorativamente nella società e non può dunque permettersi un alloggio alternativo. «Ci sono migranti che transitano dai campi durante il loro cammino da sud a nord della penisola per cercare di superare la frontiera e congiungersi con le loro famiglie e ci sono persone che dopo l’accoglienza hanno ottenuto il documento e sono in Italia regolarmente, ma che sono ugualmente esclusi dalla società perché non riescono a trovare un lavoro stabile» spiega Giuseppe De Mola, fra gli autori del rapporto.

Le situazioni più difficili, come dicevamo sono a Sud. Il rapporto Msf mette nero su bianco i numeri, diventati un grafico grazie al lavoro di Infodata (Il Sole 24ore) : 400 persone che vivono in roulotte a Foggia, dove poi finiscono nella rete del caporalato agricolo; altre 200 sempre nel foggiano trovano rifugio nei casolari di campagna ed altri 100 in edifici più o meno regolari. Non va meglio a Rosarno, dove ci sono 200 persone almeno nei container. Ma a pochi chilometri c’è la tendopoli di San Ferdinando, quella visitata da Salvini a luglio quando disse: «Qui non si può vivere. Chi dice che c’è posto per tutti venga a vedere». Certo, in queste c0ndizioni è difficile parlare di vita. Poi ci sono altre cento persone, con regolare permesso di soggiorno, che vivono all’aperto a Catania.

Perché tutti questi migranti in insediamenti precari? Perché lo Sprar, Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, non è adeguato. Costituito dalla rete degli enti locali per la realizzazione di progetti di accoglienza, il sistema Sprar è nato in origine proprio per garantire un’accoglienza integrativa a 360 gradi e con il coinvolgimento diretto dei Comuni. Il problema è che i posti in questo sistema sono pochi rispetto alle richieste di asilo: attualmente solo 30mila dei 160mila migranti. E a nulla è servita l’introduzione dei Cas, i Centri di accoglienza straordinaria, perché non prevednono l’obbligo alla formazione o al supporto nella ricerca del lavoro. Si capisce perché il decreto Salvini individui requisiti più stringenti per le richieste di asilo e perché si voglia a tutti i costi far diventare queste persone “irregolari” sotto l’aspetto normativo.

“Al momento non ci sono allarmi dal punto di vista sanitario, ma la mancanza di progettualità in questo senso è disarmante. La popolazione degli insediamenti informali è di fatto dimenticata: spesso sono gli stessi residenti a desiderare di essere invisibili per paura di essere puniti per la loro povertà, anche se regolari”. La conclusione del rapporto Msf non ha bisogno di commenti.