Vai al contenuto

Arcuri resta, ma ridimensionato: come cambia il suo ruolo. La decisione del governo

Il suo posto era tra quelli più a rischio, e invece anche lui riesce a spuntarla, seppure ridimensionato. Con il cambio di governo, e l’ingresso nella maggioranza di Forza Italia e Lega, in molti volevano farlo fuori, ma alla fine il commissario all’emergenza Domenico Arcuri dovrebbe rimanere al suo posto. Almeno fino alla fine dello stato d’emergenza, al momento fissata al 30 aprile, al quale è legato il suo mandato. Ridimensionato nelle sue funzioni ma non cacciato. “Se garantisce i vaccini come ha fatto con l’apertura delle scuole e le mascherine, aiutarlo sarà un dovere “, come dice maliziosamente il segretario della Lega Matteo Salvini. Ed è proprio in quella parola, ‘aiutarlo’, la chiave per capire cosa è successo e cosa potrebbe succedere.

Come riporta il Corriere, “al commissario Arcuri dovrebbe restare l’approvvigionamento dei vaccini e, con ogni probabilità, anche la distribuzione tra le regioni. Alla Protezione civile, invece, spetterà la somministrazione che proprio in queste ore ha superato quota 3 milioni. E che quando le dosi saranno finalmente disponibili in grandi quantità, ragionevolmente da aprile in poi, diventerà un’operazione di massa e quindi complessa. Del resto la Protezione civile nasce proprio per interventi del genere, per coordinare pezzi diversi dello Stato, dai militari ai medici passando per i volontari. Come nei terremoti”.

Un cambio in corsa per la fase di approvvigionamento e di distribuzione, pure esaminato, alla fine dovrebbe essere scartato. “E questo perché – scrive ancora il Corriere – ci sarebbe un’inevitabile fase di assestamento nel passaggio delle consegne che finirebbe per rallentare la campagna invece di accelerarla. Lo stesso può dirsi di un cambio in corsa per la figura del commissario. Alla fine i vantaggi della continuità hanno avuto il loro peso. E Arcuri, che naturalmente si è messo a disposizione del nuovo governo, lo sa bene”.

Resta però il nodo delle regioni che vorrebbero acquistare i vaccini in autonomia, a partire dal Veneto. “I contratti firmati dalla commissione europea con le case farmaceutiche vietano le forniture parallele agli Stati dell’Ue. Ma non parlano delle regioni che quindi potrebbero procedere, a patto di essere autorizzati dalle autorità nazionali, in questo caso proprio dal commissario. L’idea di Arcuri è che gli eventuali acquisti fatti in parallelo dalle singole regioni potrebbero essere poi scalati dalle forniture nazionali”.

Ti potrebbe interessare anche: Vaia, direttore dello Spallanzani: “Lockdown non serve: non usate le varianti come clava politica”