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Draghi e il no alla flat tax: Salvini dovrà ingoiare un altro boccone amarissimo

Quante giravolte riuscirà ancora a collezionare Matteo Salvini da qui ai prossimi mesi? Una domanda dall’esito tutt’altro che scontato, considerando la velocità con cui il leader della Lega sembra ormai incline al cambiamento di idea. Su tutti i fronti, nessuno escluso, a partire dal sostegno a Mario Draghi. No assoluto, poi forse, infine assolutamente sì. Con tanto di passo indietro anche nei confronti dell’Ue, persino sul tema dei migranti pure particolarmente caro al Carroccio. Ma le sorprese non sembrano finite.

Salvini in queste ore ha chiarito: “Preferisco essere nella stanza dove si decide come vengono usati i famosi 200 miliardi”. Segnando così la definitiva trasformazione di un leader che prima guardava all’Europa con sospetto e ora pare invece allineato perfettamente alle regole dell’Unione. Con il rischio di dover ingoiare presto, però, un altro boccone indigesto: il no di Mario Draghi, premier incaricato da Mattarella, alla flat tax.Stando ai ben informati, dopo il primo giro di consulatazioni Draghi avrebbe sostenuto: “Sulla progressività ha parlato in stampatello maiuscolo il futuro premier vuole rimodulare le aliquote ma tenendo un sistema progressivo senza aggiungere nuove imposte. Insomma no all’aliquota unica e flat tax”. Insomma, il contrario di quanto Salvini ha sempre proposto in questi ultimi mesi.Non solo: Draghi avrebbe anche spiegato che l’evasione fiscale è un “male endemico” e che non può essere considerata un dato strutturale. Salvini di recente ha dichiarto: “Chi sono io per dire no? Noi con Draghi non diremo non voglio tizio. A me piacerebbe che ci fossero tutti, che si mettesse l’interesse del Paese davanti all’interesse del partito. Mi dispiace che altri mettano veti, non è questo lo spirito di Mattarella”. Parole che varranno anche per la flat tax? Le scommesse sono aperte.

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