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Draghi mette in riga Lega e M5S: “Serve il coraggio delle riforme”

Mario Draghi decide di prendere in mano le redini della legge di Stabilità. E arrivano subito due no alle richieste di Lega e M5S, due dei partiti che fanno pate della maggioranza che sostiene il suo governo. Prima esclude i leghisti dal vertice tecnico sulla manovra, convocato per venire incontro ad alcune richieste di Pd e pentastellati. Poi pretende di far approvare un decreto contro le frodi sul super bouns sulla casa che il M5S non voleva. Sullo sfondo, la lotta politica già in corso in vista dell’elezione del presidente della Repubblica.

Mario Draghi

Ma non solo, perché la manovra economica che il Parlamento si appresta ad varare è molto diversa da quella approvata il consiglio dei ministri il 28 ottobre scorso. In due settimane gli articoli che la compongono sono infatti lievitati da 185 a 219. Modifiche approvate senza un nuovo passaggio in Cdm, ma solo per volontà di Draghi, se così si può dire. Un atteggiamento, quello del presidente del Consiglio, che avrebbe suscitato persino le proteste di un draghiano di ferro come il ministro leghista Giancarlo Giorgetti che avrebbe criticato il “metodo” utilizzato dal premier.

GIUSEPPE CONTE E MARIO DRAGHI

Insomma, Draghi vuole assolutamente evitare che l’azione di governo sia bloccata o rallentata dalle richieste dei singoli partiti. Un primo esempio della sua condotta arriva quando il premier riceve i capi delegazione di Pd e M5S per discutere di opzione donna e reddito di cittadinanza. In rappresentanza del centrodestra viene convocato solo il ministro berlusconiano Renato Brunetta. Esclusa invece la Lega. Circostanza che spinge Salvini a lamentarsi così: “Non faccio io gli inviti di Palazzo Chigi, ma la Lega è il perno del governo e certe dimenticanze stupiscono”.

Una volta colpito Salvini, a Draghi non resta che rivolgersi dall’altra parte dell’emiciclo parlamentare. Il giorno successivo, il premier pigia l’acceleratore sulla necessità di arginare il rischio di frodi in materia di super bonus edilizio. Il M5S propone di evitare troppi controlli. Ma lui tira dritto: “Occorre evitare che i bonus edilizi perdano credibilità come accadde negli anni ‘70 per gli aiuti allo sviluppo”.

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