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L’idea di Draghi per salvare di nuovo l’Italia: ecco le OMT. Cosa sono e cosa comportano

Nel 2012 Mario Draghi varò un pacchetto di misure di politica monetaria senza precedenti da parte della Banca centrale europea per salvare la zona Euro. Ancora oggi quelle misure si dimostrano essere state un vero e proprio medicinale salva-vita. Per l’euro e in particolare per i Paesi dell’area periferica. Fu in particolare l’Italia a trarne grossi benefici. La politica monetaria della Bce fu essenziale per riattivare il canale del credito all’economia reale e riattivare la macchina dell’economia. Mario Draghi, insomma, ha fatto tanto per l’euro e ha fatto tanto per l’Italia. Non è un caso che oggi, quando il rischio sovrano è tornato ad essere una minaccia, siano in molti a chiamarlo in causa…

Ma cosa realisticamente può fare il presidente della Bce per aiutare il nostro Paese? Rispetto alla crisi del 2011-2012 la banca centrale ha molti più strumenti a sua disposizione per fronteggiare una situazione di instabilità finanziaria. Ed è anche per questo che, per quanto lo spread sia salito molto in questi mesi, resta ancora molto lontano dai picchi toccati durante la crisi. Ma quali sono questi strumenti e in che modo possono contribuire ad allentare la tensione sul rischio Italia?

L’incertezza politica ha alimentato una grave crisi di fiducia sui mercati che ha spinto gli investitori esteri a ridurre la loro esposizione in BTp per ben 68 miliardi di euro da maggio in poi. Sul futuro resta l’incognita su chi rifinanzierà il nostro debito pubblico nel 2019. La Bce, che acquista titoli sul mercato secondario nell’ambito del Qe (quantitative easing), finora ha fatto la sua parte ma in futuro il suo contributo è destinato a ridursi. Dall’anno prossimo infatti il Qe finisce e la banca centrale potrà solo reinvestire i titoli alla loro naturale scadenza (si stimano 30 miliardi sull’Italia nel 2019).

Ci potranno essere eccezioni per Roma? No, perché il Qe non è uno strumento pensato per rifinanziare il debito degli Stati ma è un programma di politica monetaria finalizzato a rilanciare l’inflazione. Uno strumento che, a differenza del Qe, potrebbe fare effettivamente la differenza nella gestione del rischio Italia è un altro e non è mai stato utilizzato. Si tratta delle cosiddette Outright Monetary Transactions. Cosa sono?

Uno strumento che permette alla Bce di acquistare quantità potenzialmente illimitate di titoli di Stato a fronte di una specifica richiesta di un Paese membro a condizione che questo si impegni a rispettare una serie di condizioni in tema di disciplina di bilancio. Cioè faccia austerity. Si ipotizza che nell’immediato non si voglia ricorrere a questo strumento ma la vera domanda è politica: un governo sovranista, che ha fatto della sfida all’Ue e ai suoi vincoli di bilancio un suo cavallo di battaglia, potrà mai sottostare a un commissariamento dell’odiata Europa? O forse preferirà l’arma del ricatto e dell’Italexit per trattare con Bruxelles?

La richiesta di attivazione delle Omt è politicamente delicata. Resta però ancora qualcosa che la Bce può fare per aiutare l’Italia. E cioè varare un nuovo piano di finanziamenti agevolati al sistema bancario (i cosiddetti piani Ltro e Tltro che la Bce varò per stimolare la ripresa del credito all’economia reale). Le banche italiane, che negli anni della crisi ebbero grossi problemi a rifinanziarsi sui mercati, ne fecero abbondante uso: un terzo degli oltre 700 miliardi erogati dalla Bce finirono agli istituti italiani e la loro prossima scadenza costringerà molti istituti a un cospicuo piano di emissioni obbligazionarie già nel 2019.

Un rinnovo di questo programma da parte della Bce potrebbe contribuire non poco a risolvere i problemi di liquidità dei nostri istituti. Ciò detto, segnala Capital Economics, “un nuovo piano di Ltro potrebbe rivelarsi inutile se il rating dell’Italia venisse declassato a livello ‘spazzatura’ perché allora i Btp non sarebbero più utilizzabili come garanzia (collaterale in gergo) per ottenere prestiti dalla Bce”.

Per il momento va detto che la prospettiva di un declassamento, le cui conseguenze sull’accesso ai mercati dell’Italia potrebbero essere disastrose, resta ad oggi piuttosto remota. Perché i Btp siano rifiutati dalla Bce come collaterale è necessario poi che tutte e quattro le agenzie a cui l’Eurotower fa riferimento (S&P, Moody’s, Fitch e Dbrs) assegnino un giudizio inferiore a “investment grade” ai nostri titoli di Stato.

 

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