
La Procura di Pavia ha ufficialmente dichiarato che il profilo genetico maschile denominato “Ignoto 3”, individuato sulla bocca di Chiara Poggi, non è collegato all’omicidio avvenuto il 13 agosto 2007 a Garlasco. Le indagini hanno chiarito che la presenza di quel DNA è frutto di un errore durante l’autopsia, riconducibile a un altro uomo deceduto nello stesso periodo e che con la vittima condivideva solo il tavolo della sala autoptica. Tale scoperta ha generato immediate reazioni da parte dei legali di Alberto Stasi, condannato per l’omicidio, i quali vedono una possibile revisione del processo.
Gli avvocati Giada Bocellari e Antonio De Rensis hanno sottolineato che la conferma della contaminazione del reperto rappresenta un “gravissimo fatto” che compromette le valutazioni del processo e giustifica una revisione della condanna di Stasi.

Garlasco, aggiornamenti sull’analisi di “Ignoto 3”
I legali di Stasi hanno evidenziato come la natura del DNA rinvenuto sulla garza fosse da verificare con attenzione, escludendo contaminazioni attraverso confronti approfonditi. Gli accertamenti della Procura di Pavia hanno dimostrato un errore grave, confermando l’inaffidabilità degli esami del 2007 e sommando ulteriori errori emersi recentemente.

Bocellari e De Rensis hanno inoltre affermato che la contaminazione compromette alla radice le valutazioni del processo e rappresenta un motivo valido per rivedere la condanna. Hanno inoltre evidenziato la nomina della professoressa Cristina Cattaneo, antropologa e medico legale di fama internazionale, come segno della serietà dell’indagine in corso.

Dall’altra parte, il legale della famiglia Poggi, Gian Luigi Tizzoni, ha ribadito che il comunicato della Procura conferma la contaminazione, ma sottolinea la responsabilità di Stasi, in linea con la posizione dei familiari della vittima.

Dettagli tecnici sulla contaminazione del DNA
Secondo la Procura, il DNA parziale e degradato sulla garza utilizzata per i prelievi nella bocca di Chiara coincide con quello di un cadavere sottoposto ad autopsia nei giorni precedenti. Il confronto è stato effettuato su cinque soggetti maschili, e uno di questi, identificato come “reperto 335283-114472”, ha mostrato una concordanza degli alleli con il codice anonimo 153E, indicando chiaramente la fonte del materiale biologico contaminante.

Il procuratore capo Fabio Napoleone ha precisato che saranno effettuate ulteriori verifiche affidate alla professoressa Cattaneo. Tra le ipotesi considerate, anche la riesumazione del corpo dell’uomo deceduto 18 anni fa per cause naturali, con l’obiettivo di ottenere un profilo genetico completo e risolvere definitivamente ogni dubbio sull’origine della contaminazione.