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Ecco quanto costa una licenza per i taxi e perché la categoria si prepara alle barricate

Quanto costa una licenza taxi. Considerando le grandi città, il prezzo medio si aggira attorno ai 100-120 mila euro. Ma la variabilità è ampia. Tra Comuni diversi, la cifra varia notevolmente, poiché dipende da vari fattori. Il numero di auto bianche in circolazione, se la città è turistica o d’affari e anche le decisioni sulla viabilità influiscono. Ad esempio, zone a traffico limitato (Ztl) chiuse al traffico o ampie zone pedonali senza parcheggi obbligano a un maggiore utilizzo dei taxi. Tutti questi elementi contribuiscono a definire il prezzo.
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Taxi a Roma

Le variabili che determinano quanto costa una licenza taxi

Ma quanto costa davvero una licenza taxi? Ci sono studi, come quelli delle direzioni regionali delle Agenzie delle entrate a Roma e Milano, che offrono indicazioni. Sebbene datati, rappresentano una sorta di riferimento per i tassisti nel valutare la licenza. L’Agenzia indica un minimo di 125 mila euro a Roma, mentre la direzione lombarda stima 115 mila euro per Milano. Gli esperti ritengono che, dopo una rivalutazione, le cifre si attestino intorno ai 140-150 mila euro. Annunci di vendita su forum specifici possono raggiungere richieste vicine ai 180 mila euro.
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Vi sono casi estremi, come Firenze, dove si possono superare anche i 250 mila euro. A Bologna, alcuni annunci online dei tassisti arrivano ai 200 mila euro. Nonostante possano apparire cifre considerevoli, proprio in città come Firenze e Bologna sono i Comuni stessi a stabilire un tetto minimo difficile da infrangere. Nel capoluogo toscano, sono state messe all’asta 70 autorizzazioni, mentre a Bologna 36. Il valore per ciascuna licenza è di 175 mila euro. Queste gare hanno aumentato il numero di taxi in circolazione, permettendo l’ingresso di giovani conducenti e rendendo i colleghi più anziani soddisfatti del nuovo valore minimo imposto dall’amministrazione pubblica.

Il nodo delle licenze a pagamento e le proteste della categoria dei tassisti

Questo è il motivo per cui la categoria insiste con il governo Meloni, ritenuto favorevole ai taxi, affinché il 20% di nuove licenze rilasciate nelle grandi città venga concesso a pagamento. I tassisti più anziani affermano: “Così preserviamo il valore del nostro investimento, che rappresenta per noi la licenza”. Aggiungono: “Si tratta di transazioni su cui noi paghiamo regolarmente imposte e tasse sulle plusvalenze. Il 23%. Ecco perché l’Agenzia delle Entrate è vigile sulle compravendite e i valori“.

È vero che i Comuni otterranno denaro dalle nuove licenze, ma una parte verrà destinata agli autisti e alla categoria. I tassisti possono cedere la licenza quando vanno in pensione o dopo cinque anni di attività. Al momento, però, il mercato è limitato. Nelle grandi città, i trasferimenti di proprietà sono pochi in un anno, nell’ordine di alcune decine.

Grandi città, grandi problemi: i nodi Milano e Roma

Oltre a Firenze e Bologna, la questione coinvolge soprattutto Milano e Roma. Le immagini delle code presso le stazioni ferroviarie Termini e Centrale sono diventate famose in tutto il mondo. Ci sono importanti eventi internazionali in programma, come il Giubileo nel 2025 a Roma e le Olimpiadi Milano-Cortina nel 2026. In prospettiva, c’è anche la gara per l’Expo 2030, in cui Roma è coinvolta.

Uno dei problemi è il trasporto pubblico, incluso il servizio taxi. A Roma ci sono 7.900 licenze, a Milano 4.855. Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ha deciso di bandire un’asta per mille nuove licenze. Considerando il limite del 20%, saranno un po’ meno. Il prezzo non è stato ancora stabilito e il Comune non offre dettagli. A Napoli ci sono 2.400 taxi bianchi, con licenze dal valore leggermente superiore ai 100 mila euro, mentre a Torino le auto bianche sono poco più di 1.400. Un numero sufficiente per coprire la domanda. Il valore è inferiore ai 100 mila euro. È improbabile che vengano emesse nuove autorizzazioni.

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