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Emanuela Orlandi, svolta storica: il Vaticano apre per la prima volta un’indagine interna

Emanuela Orlandi, il Vaticano apre un’inchiesta interna per verifiche su una tomba del cimitero teutonico. Lo rende noto l’avvocato della famiglia, Laura Sgrò, dicendo che la Segreteria di Stato ha “autorizzato l’apertura di indagini” e specificando che gli accertamenti sarebbero legati alle verifiche su una tomba del cimitero teutonico. “Dopo 35 anni il Vaticano finalmente indaga ufficialmente sulla scomparsa di mia sorella. Speriamo che sia arrivato finalmente il momento per giungere alla verità e dare giustizia a Emanuela”.

A dirlo è Pietro Orlandi, il fratello di Emanuela, dopo la notizia dell’apertura delle indagini in Vaticano. “Nei mesi scorsi abbiamo incontrato il segretario di Stato, Pietro Parolin, con il quale abbiamo parlato del caso di Emanuela e abbiamo presentato le nostre richieste. Dopo 35 anni di mancata collaborazione – aggiunge – l’avvio di un’indagine è una svolta importante”.

Il portavoce del Vaticano si riserva sul caso Orlandi: “Al momento non ho comunicazioni al riguardo – dice Alessandro Gisotti -. Mi riservo di darle se ce ne saranno”. Sono stati i legali della famiglia a comunicare là riaperture delle indagini sul caso di Emanuela Orlandi. Figlia di un commesso della Prefettura della casa pontificia, Emanuela Orlandi, aveva quindici anni quando è scomparsa a Roma il 22 giugno 1983.

Frequentava il secondo anno del liceo scientifico presso il Convitto Nazionale Vittorio Emanuele II, la sua sparizione fu inizialmente considerata un allontanamento da casa di una comune adolescente. A 35 anni di distanza il caso ancora rimane tutto da chiarire. Emanuela viveva in Vaticano con i genitori e i quattro fratelli.

Emanuela amava la musica. Suonava anche il pianoforte, studiava solfeggio e canto corale. Anche il giorno della scomparsa era stata a lezione. Il fratello della ragazza, Pietro Orlandi, ricordando quanto accaduto nelle ore prima della sparizione della sorella, ha raccontato in diverse interviste che proprio quel giorno lui ed Emanuela avevano discusso. “Mi aveva chiesto di accompagnarla a scuola, ma io avevo da fare e lei se n’è andata via sbattendo la porta. Forse – ha ricordato con amarezza – sarebbe ancora qui o forse, se era una cosa organizzata, sarebbe successo comunque”.

Emanuela quel giorno uscì dalla lezione di musica a piazza Santa Apollinare dieci minuti prima del previsto. La 15enne telefonò alla sorella maggiore per dirle che le era stato proposto un piccolo lavoro di volantinaggio per la Avon, un’azienda di cosmetici, a una sfilata di moda pagato esageratamente (circa 375.000 lire). La sorella le disse di non prendere in considerazione l’offerta, Emanuela rispose che ne avrebbe parlato con i genitori e riattaccò, questo fu l’ultimo contatto che ebbe con la famiglia.

Dopo la telefonata, incontrò un’amica, uscita anche lei dalla lezione a cui chiese consiglio su cosa fare a proposito di quel lavoro. L’amica senza sbilanciarsi troppo la accompagnò alla fermata dell’autobus che l’avrebbe ricondotta a casa, dove, secondo la testimonianza di un vigile urbano, avrebbe parlato con un uomo alla guida di una Bmw nera sulla quale, forse, sarebbe salita. Da quel momento le tracce di Emanuela si sono perse.

La famiglia non si è mai arresa. Tra rivelazioni e colpi di scena in questi lunghi anni si è spesso pensato di essere arrivati a un passo dalla verità. Ogni volta però il mistero restava senza soluzione. Ora si torna a parlare del caso Orlandi dopo il rinvenimento di alcune ossa in un edificio di proprietà del Vaticano. Il timore è che possa trattarsi proprio dei resti di Emanuela.

 

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