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Mazzette, tribunali e potere: porte girevoli all’Eni. Il lato oscuro delle nuove nomine

In questi giorni c’è grande fibrillazione per i destini di Claudio Descalzi, l’ad dell’ era Renzi, entrato in rotta di collisione con Paolo Scaroni, di cui era il braccio destro. E mentre la politica finge di non lasciarsi influenzare, ma poi usa inchieste e sentenze per occupare poltrone, ancora una volta il Tribunale di Milano rischia di “decidere” le nomine all’Eni. Giovedì è arrivata la prima sentenza sul caso delle presunte tangenti pagate in Nigeria dall’Eni, in cui sono imputati una decina tra manager e faccendieri. Il nigeriano Obi Emeka e il mediatore Gianluca Di Nardo hanno scelto l’abbreviato e hanno rimediato una condanna a 4 anni di galera per corruzione internazionale.

Formalmente, è un processo separato rispetto a quello principale, in cui sono sotto accusa Descalzi, Scaroni e il Luigi Bisignani. Però è un brutto antipasto ed è la prima volta che si confermerebbe che nell’affare nigeriano volarono stecche. I grillini, dove l’ala manettara è preponderante, aspettano Descalzi al varco, così come Forza Italia, legata a Scaroni.

E naturalmente è ripartito il toto ad per l’Eni. La poltrona di Descalzi scade ad aprile 2020 e l’Eni assicura lauti dividendi. Dunque, gli scossoni sono pericolosi. Se la vicenda delle mazzette Eni in Africa è stata al centro di un durissimo scontro anche tra l’ex consigliere Luigi Zingales e Descalzi, ecco che lo stesso Zingales può giocarsi con il nuovo governo le dimissioni di tre anni fa. Scartato come ministro dell’Economia per il veto della Lega di Matteo Salvini, che lo riteneva troppo a sinistra, l’ economista Torquemada torna in pista come possibile presidente della Consob.

In un Paese come l’Italia, dove studi e curriculum passano quasi sempre in secondo piano rispetto a fedeltà politica e personale, colpisce la via crucis dei 5 stelle sulla strada dell’affermazione del merito. Per esempio, il sottosegretario con delega all’editoria, Vito Crimi, dovendosi nominare un segretario particolare, ha scelto l’ex senatore pentastellato Bruno Marton, 49 anni, perito elettronico, titolare di un negozio di assistenza per gli elettrodomestici in Brianza, che al governo prenderà 73.000 euro.

Non male anche il salto di Emanuele Cigliuti, che sarà il portavoce della ministra della Sanità Giulia Grillo. Cigliuti, 40 anni, nato in Brasile, è esperto di social network e arriva da Confcommercio, dov’è entrato grazie alla mamma Maria Luisa Coppa, presidente di Ascom Torino e consigliere della Fondazione Crt.

La mamma ha un diploma di scuole magistrali, ma il figlio si è laureato in scienze diplomatiche. Poi ha incontrato l’ingegner Rocco Casalino, capo della comunicazione del governo, ed è stata subito gloria. E soprattutto in quest giorni si è visto quanto conti Rocco Casalino, più di Conte, come ormai sostengono in molti.