Vai al contenuto

Nella fabbrica di mascherine Ffp3 più grande in Italia: “Vogliamo crearle riutilizzabili anche in presenza di contaminazione biologica”

In Italia i produttori di mascherine standard/chirurgiche si contano sulle dita di una mano, e solamente due producono mascherine filtranti Ffp3: le uniche in grado di bloccare il virus (0,02 micron). Tra queste c’è la Gvs filter technology, società multinazionale di origine bolognese, che è riuscita ad allestire tre linee produttive complete di questo introvabile prodotto. Da quando l’emergenza Coronavirus si è abbattuta sull’Italia, la Gvs ha deciso di dedicarsi completamente alla produzione di mascherine FFP3, mettendole a disposizione della Protezione Civile per le strutture sanitarie in difficoltà lungo lo stivale. “Non ci ha contingentato nessuno, ma per scelta abbiamo deciso di dedicare tutte le nostre produzioni alla Protezione Civile, avvisando i clienti che dal 20 febbraio non avremmo più effettuato consegne”. È iniziata così la missione della Gvs Technology Italy di Zola Predosa, nel Bolognese. “Riteniamo giusto che sia lei ad assumersi la responsabilità di distribuire questo materiale sul territorio, noi ne teniamo solo una piccolissima parte che ogni settimana doniamo alla nostra comunità, dando ovviamente priorità alle situazioni di crisi più gravi”, ha spiegato l’amministratore delegato dell’azienda, Massimo Scagliarini, in un intervista con Fanpage.it.

Da 10 anni produttori di mascherine
La Gvs filter technology è un’azienda specializzata dal 1979 in soluzioni avanzate di filtrazione, con 13 stabilimenti e circa 2.500 lavoratori in tutto il mondo. “Le mascherine sono entrate nel nostro mondo circa dieci anni fa, soprattutto nello stabilimento inglese, brasiliano e rumeno -ha continuato Scagliarini-: oggi le abbiamo portate anche in Italia. Però in realtà, ci tengo a sottolinearlo, per noi questi sono filtri medicali con ritenzione virale, non sono mascherine chirurgiche o due pezzi di tessuto messi insieme”. Altroché. Le mascherine Ffp3 della Gvs sono certificate Biohazard. Queste ultime rappresentavano già uno prodotto nel catalogo della Gvs, ma in quantità ben diverse rispetto ai 650mila pezzi al mese che, tramite quattro linee di produzione fra Bologna e Avellino, dove si trova l’altro stabilimento italiano della multinazionale, si puntano a produrre. Il nuovo piano industriale prevede un investimento da 1,2 milioni di euro, quattro nuove linee produttive e oltre 120 nuove assunzioni nei due stabilimenti italiani, a Bologna e Avellino.“Già dalla fine di gennaio -prosegue Scagliarini- eravamo in contatto col nostro stabilimento cinese ed avevamo capito che il problema sarebbe stato più grande di quanto venisse prospettato dai media, quindi ci siamo subito attivati, lanciando già da febbraio le prime linee per produrre FFP3 anche in Italia. Grazie a questa decisione siamo oggi a due linee e la prossima settimana dovrebbero arrivarne altre due”. Un problema, però, potrebbe essere quello delle macchine, insufficienti o comunque difficilmente disponibili in poco tempo. Ma con la produzione manuale, si sta riuscendo comunque ad aggirare l’ostacolo.
L’investimento della Gvs per continuare a rivestire un ruolo fondamentale nella lotta al nemico invisibile col quale l’Italia (e tutto il mondo): “Di fronte a situazioni del genere se si fanno prima i conti non si va da nessuna parte” ha assicurato l’ad della Gvs, che conclude: “La maschera in sé è riutilizzabile, queste vengono usate per uso professionale e quindi per un uso prolungato in ambienti estremamente inquinanti, però adesso abbiamo a che fare con contaminazione biologica. Se non c’è una corretta sanificazione della maschera non possiamo riutilizzarla: oggi è proprio questo che stiamo cercando di fare”.

Ti potrebbe interessare anche: L’Italia aveva già i respiratori per gli ospedali, ma se n’è accorta tardi