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“Falso testamento di Berlusconi”, arrestato imprenditore italiano. Una storia ai limiti dell’incredibile

La prima domanda che viene in mente, nell’apprendere dell’arresto dell’imprenditore torinese 55enne Marco Di Nunzio avvenuto ieri in Colombia, è come può una persona pensare di mettere insieme un piano così strampalato e di farla franca. Nello stesso tempo, la storia del falso testamento di Berlusconi somiglia a una spy story con risvolti surreali. Di Nunzio, che ha sempre sostenuto di vantare un’amicizia personale con il Cavaliere, è accusato di falso in testamento e di tentata estorsione nei confronti dei figli dell’ex leader di Forza Italia. Dopo la morte di Berlusconi, Di Nunzio pubblicò un testamento del Cavaliere, sostenendo che fosse stato redatto presso un notaio di Cartagena, in Colombia. Secondo questo fantomatico documento, Silvio avrebbe lasciato in eredità a Di Nunzio 26 milioni di Euro, uno yacht, le ville ad Antigua e addirittura il 2% di Fininvest. (continua dopo la foto)

L’inchiesta ha rivelato che l’imprenditore avrebbe creato tre diversi testamenti olografi, ovviamente falsi, per corroborare la sua tesi. Non solo. Dopo aver stilato i documenti, che risultavano sottoscritti il 21 Settembre 2021 presso la Notaria Primera di Cartagena – Bolivar, Di Nunzio ha inviato ai figli di Berlusconi numerose diffide. Poi ha tentato di depositare i primi due testamenti presso l’Archivio Notarile di Milano. Infine avrebbe redatto il terzo, in cui venivano rimosse la sua firma e la dicitura “erede universale”. Quest’ultimo documento è stato depositato dall’imprenditore presso un notaio di Napoli. E poi usato per diffidare nuovamente i cinque figli di Berlusconi. I quali, ovviamente hanno denunciato l’imprenditore. Che nel frattempo li aveva minacciati di diffondere una presunta documentazione su Berlusconi e di voler intentare una causa per ottenere la sua parte di eredità. A meno che gli eredi fossero stati disposti a versargli una somma di denaro “a saldo e stralcio”. (continua dopo la foto)

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In seguito a questa richiesta, per Di Nunzio è scattata anche l’accusa di tentata estorsione. Il 55enne imprenditore era così convinto del suo “piano” da aver cercato di promuovere un ricorso di sequestro giudiziale dei beio presso il Tribunale di Milano, che però non aveva accolto la richiesta. Marco Di Nunzio, ideatore di questa tentata truffa, è un imprenditore noto per le sue attività nella cantieristica navale in Colombia. Ma anche per essere stato il promotore di una serie di “liste civetta” da utilizzare in occasione delle elezioni politiche italiane. Per comprendere la bizzarria del personaggio, basti pensare che una di queste liste si chiamava “Forza Juve – Bunga Bunga“. Ora questa storiaccia tragicomica sembra essere giunta al termine, e le stranezze del 55enne imprenditore torinese lo hanno portato in carcere in attesa di essere giudicato.