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Farmaci, il trucco della scadenza: alcuni sono validi fino a un anno dopo il limite

Alcuni farmaci, se ben conservati, sono validi anche un anno dopo la scadenza. A rivelarlo uno studio condotto su oltre tremila lotti di farmaci dalla Food and drug administration americana (Fda), la versione a stelle e strisce della nostra Aifa, che svela come il 95% di quella marea di scatole e scatolette scadute che ingombrano i nostri armadietti dei medicinali funzionino anche dopo un anno. Nel 25% dei casi, addirittura, rimangono attivi anche oltre i quattro anni. Il che non significa, come sottolinea oggi La Stampa che riporta lo studio americano, che d’ora in avanti potremo usare pasticche e sciroppi scaduti come fossero caramelle, perché la loro efficacia oltre i termini di scadenza dipende sempre dal fatto che siano stati ben conservati, mentre alcuni prodotti non vanno assolutamente utilizzati oltre la data di scadenza. Stiamo parlando di anticonvulsivi, anticoagulanti, ormoni tiroidei, contraccettivi e la teofillina, utilizzata contro numerose malattie respiratorie. Altri medicinali che sarà bene non conservare oltre il dovuto sono tutti quelli a formulazione liquida, come sciroppi, colliri o fiale iniettabili. Si tratta di prodotti meno stabili rispetto alle composizioni solide e più sensibili alle alte temperature. A volte le alterazioni sono visibili a occhio nudo, altre volte no, per cui meglio non utilizzarli quando scaduti, anche perché posso provocare persino shock anafilattici. Ma fatte le debite eccezioni in ben oltre 9 casi su 10 compresse e capsule funzionano bene dopo un anno dalla loro data di scadenza, in diversi casi anche oltre, certifica sempre lo studio della Fda.

Uno spreco che costa intorno ai 2 miliardi l’anno

Lo studio rivela anche che si tratta di uno spreco che costa intorno ai 2 miliardi l’anno. Va considerato, infatti, che siamo grandi consumatori di pillole, soprattutto dopo una certa età: un ultra sessantacinquenne su 10 ne manda giù più di 10 al giorno. Ma le usiamo male in circa il 40% dei casi perché interrompiamo le terapie prima del dovuto oppure qua e là ci scordiamo di prenderle. Lo spreco potrebbe ridursi all’osso se qualcuno andasse a spulciare lo studio condotto su oltre tremila lotti di farmaci dalla Food and drug administration americana.

Prima di tutto va specificato che quelle date di scadenza non stabiliscono l’inefficacia del prodotto o la sua dannosità, ma soltanto la cosiddetta «stabilità garantita», ossia la capacità del principio attivo di mantenere le stesse capacità terapeutiche. E da questo punto di vista l’indagine della Fda americana ha stabilito che in più del 95% dei casi i medicinali testati «sono risultati in possesso del loro principio attivo con prolungato effetto ad agire» anche dopo la data di scadenza. Insomma funzionavano benissimo. L’88% dei lotti di farmaci accumulati nei magazzini – quelli in buone condizioni dopo 4 anni – sono poi risultati essere ancora in ottime condizioni in media 66 mesi dopo, ossia 5 anni e mezzo oltre la loro scadenza. Va ancora meglio per la popolarissima aspirina, visto che l’acido acetilsalicilico che la compone ha dimostrato di conservare tutte le sue proprietà anche dopo 10 anni.

I medicinali vanno ben conservati

Per allungare la vita ai medicinali, oltre che a noi stessi, è comunque necessario che i prodotti siano ben conservati. «Le modalità di conservazione dei farmaci sono generalmente indicate nel foglietto Illustrativo del medicinale», spiega un vademecum della Società italiana di farmacologia. «Tuttavia, se non specificato, la regola generale prevede che i medicinali siano conservati in un luogo fresco e asciutto a una temperatura inferiore ai 25°C, lontano da fonti di calore (termosifoni, stufe), dall’esposizione diretta ai raggi solari e dall’umidità. Inoltre, è fortemente raccomandato di conservare sempre i medicinali nelle confezioni originali con il loro foglietto illustrativo e di segnare la data di apertura nel caso di medicinali multi-dose, come ad esempio i colliri», spiegano sempre i farmacologi. Ma niente panico se si assume una pasticca già scaduta, purché ben conservata.