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Ecco il social russo dove si ritrovano i neofascisti. L’ultradestra emigra da Putin

Un network nero, russo e riservato. Così i fascisti aggirano Facebook. Siamo ormai tristemente abituati alle minacce di morte, agli insulti razzisti e all’odio diffuso via social da singoli o gruppi di estrema destra. Facebook, però, negli ultimi tempi ha provato a intervenire per limitare questi comportamenti, ma gli odiatori hanno presto trovato un’altra strada. E così ecco che si ritrovano altrove, con post inenarrabili, fiumi di materiale negazionista, scritti antisemiti, foto di coltelli, passamontagna e richiami di guerra.

È questa la rete dell’ultradestra, con social pronti ad accogliere tutti i neofascisti espulsi da Twitter, Facebook o Google. Uno spazio per le organizzazioni politiche neoafasciste, come CasaPound, oscurata ora su Facebook e pronta ad accasarsi in Russia (almeno sulla rete). Lo spazio alternativo più noto e diffuso si chiama Vkontakte ed è gestito, appunto, da San Pietroburgo.

Considerato oggi il social network più usato in Ucraina e in Russia, è stato fondato nel 2006 da Pavel Durov, dal 2014 il network appartiene a una serie di imprese riconducibili a uomini vicinissimi a Putin, tra i quali Alisher Usmanov, un multimilionario russo. CasaPound è sicuramente tra le organizzazioni politiche italiane più presenti. Con una curiosità, che però rivela molto: la stragrande maggioranza dei post sono scritti in ucraino e sostengono apertamente la fazione nazionalista.

Tantissimi gli aperti riferimenti al fascismo, senza nessun timore di censure. Braccia alzate, pugnali con la firma Mussolini, fasci littori e triste nostalgia del Ventennio. Il disegno di un ultras della Lazio, con in mano un pugnale e la scritta “Arremba sempre”, titolo di una canzone degli ZetaZeroAlfa, è l’immagine visibile del contatto con il mondo delle tifoserie. E per essere ancora più chiari, tre coltelli incrociati, con il commento “assicurazione sulla vita”.

Su Vk i gruppi antisemiti trovano facilmente spazio, senza tanti problemi. La community “Revisionismo storico” pubblica post e immagini per negare l’esistenza dell’Olocausto. Attività che diventa quasi frenetica a ridosso della giornata della memoria del 27 gennaio. Facebook, insieme alla controllata Instagram, ha condotto una campagna di chiusure. Mark Zuckerberg, ovviamente, è stato indicato sui siti fascisti come complottista giudoplutomassonico insieme al solito George Soros o a un membro qualunque della famiglia Rothschild.

Le censure hanno portato a una migrazione dei neofascisti italiani verso i porti del dark web, a cominciare dalla piattaforma russa vk.com, chiamata così dalle iniziali di “v kontakt”e ossia “in contatto” e creata da Pavel Durov, fondatore di Telegram, il servizio di chat criptato e dotato di canali chiusi molto frequentati dai gruppi dell’estrema destra. Oggi Repubblica ha pubblicato un servizio molto approfondito su tutto l’universo dell’ultradestra in Russia.

 

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