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Federica costretta a scegliere tra lavoro e famiglia: “Bloccata negli Usa da 2 anni a causa del travel ban”

Sono davvero tante le storie di dei tanti expat italiani che, ad oggi, vivono momenti di difficoltà e tristezza. Tra questi studenti, ricercatori, medici, manager, investitori, imprenditori, impiegati, c’è anche Federica Giordano che da mesi sta vivendo un incubo americano. Ricercatrice italiana che lavora allo Houston Methodist Hospital, in Texas, è da quasi 2 anni che si trova bloccata negli Stati Uniti a causa del travel ban. “Possiamo lasciare il Paese – ha detto Giordano al Corriere della Sera -, ma non abbiamo alcuna garanzia di poter tornare alle nostre carriere e alle nostre vite: ci troviamo a dover scegliere tra partecipare a importanti eventi personali e familiari – nascite, matrimoni e funerali – e la sicurezza del nostro lavoro nel Paese in cui abbiamo stabilito la nostra vita”. Insieme ad altri expat nella sua stessa situzaione, Giordano ha creato il gruppo su Instagram, Twitter e Facebook chiamato BringUShome. (Continua a leggere dopo la foto)

La donna spiegato che come tanti suoi amici e colleghi ricercatori, possiede un visto che gli permette di lavorare negli Stati Uniti. “A marzo 2020, l’allora presidente Donald Trump ha introdotto il travel ban, un provvedimento attraverso il quale si è inteso contenere il flusso degli stranieri negli Stati Uniti durante la pandemia – ha detto ancora Federica -. Pochi giorni fa, purtroppo, l’attuale presidente Joe Biden ha riconfermato la misura, limitando fortemente la possibilità di tornare nel nostro Paese di provenienza”. Come ha riportato il noto quotidiano, le misure vigenti comportano infatti, al momento, che un eventuale ritorno in Europa non ci garantirebbe la possibilità di ritornare oltreoceano: saremmo, in quel caso, titolari di un visto che non è possibile ottenere/rinnovare. Dunque “mentre i cittadini italo-americani possono entrare in Europa e ritornare in USA senza problemi, chi risulta realmente toccato da questa privazione di tutele è la categoria dei detentori di visto: e nella maggior parte dei casi trattasi di visti di eccellenza”. (Continua a leggere dopo la foto)

Come in tante altre situazioni, la pandemia di coronavirus non ha fatto altro che aggravare ancora di più le cose: “La situazione è diventata ancora più gravosa e discriminatoria nel momento in cui l’Europa ha riaperto i confini, poiché i cittadini americani e possessori di green card possono viaggiare liberamente, anche senza essere stati vaccinati, purché presentino un tampone negativo – ha affermato Federica -. Al travel ban viene così a mancare qualsiasi fondamento razionale, oltre che giuridico”. C’è dell’altro. Come ha spiegato la ricercatrice, “l’unico escamotage per poter rientrare negli Stati Uniti potrebbe essere quello di trascorrere 14 giorni al di fuori dell’area Schengen, in quanto si può varcare il confine americano sia con il visto lavorativo (sempre che questo venga rilasciato /rinnovato) che con quello turistico”. (Continua a leggere dopo la foto)

E da qui il dramma della donna: “Questa situazione, oltre ad incidere sulla nostra salute mentale, rappresenta una grave limitazione della nostra libertà e del nostro diritto di ricongiungerci con le nostre famiglie, i nostri amici, i nostri affetti dai quali siamo separati da quasi due anni”.

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