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Firenze, botteghe storiche a rischio chiusura: “I nostri prodotti esprimono la tradizione fiorentina”

Botteghe storiche, locali antichi, trattorie che si tramandano da generazioni: l’artigianato artistico, un importantissimo patrimonio culturale ed economico che oggi è fortemente a rischio chiusura. L’onda d’urto economica del Covid rischia di abbattersi anche su queste attività, fino a far scomparire le più fragili. E così l’Associazione esercizi storici fiorentini, che riunisce quasi 80 realtà commerciali della città, chiede aiuto. “Abbiamo bisogno di un sostegno economico concreto, vorremmo che il Comune avesse un occhio di riguardo verso noi realtà storiche – ha detto il presidente dell’Associazione Gabriele Maselli, la cui famiglia ha una bottega di cornici in via dè Ginori dal 1955 -. Noi ci siamo ancora, ma la situazione è molto faticosa e complicata, alcuni non stanno riaprendo per i costi. Va bene pensare a recuperare il turismo, ma serve qualcosa di costruttivo, una vera promozione anche per noi commercianti che lavoriamo prodotti locali, unici, tracciabili”.

Pezzi pezzi di storia, simbolo delle tradizioni italiane. A condurre queste botteghe infatti, sono soprattutto famiglie che hanno passato le redini di padre in figlio: “Adesso c’è pochissima gente, siamo in difficoltà – ha raccontato Gianni, l’attuale gestore della Casa del vino, aperta intorno al 1880 e in mano alla famiglia Migliorini da inizio ‘900 – speriamo di avere il permesso di poter mettere i tavolini all’esterno. Per le attività piccole come la nostra sarebbe davvero importante. Mio nonno mi raccontava che durante la guerra le persone di quartiere trovavano rifugio nelle nostre cantine e poi negli anni sono passati tanti pittori come Zimarelli o Rosai. Adesso abbiamo una nuova sfida”.
Vista la necessità Covid, tra i ridotti spazi delle piccole botteghe storiche per mantenere le distanze di sicurezza, e spese di sanificazione e gli affitti alti del centro, per queste attività andare avanti risulta sempre più un’impresa. Senza contare che tra la lunga chiusura del lockdown e la mancanza di turisti viste le frontiere chiuse, manca anche il flusso quotidiano di clienti per fare incassi. “Così è sempre più arduo”, hanno spiegato i commercianti a Repubblica. “Ci piacerebbe che il Comune usasse il web per promuoverci, per raccontare la nostra qualità artigianale che è riconosciuta in tutto il mondo, riavvicinare a noi i fiorentini – ha detto Leonardo Venturi, della Pelletteria Artigiana Viviani, aperta dal 1965 -. L’assenza del turismo peserà, abbiamo in negozio un calo dell’80%”.Nei vicoli del centro di Firenze è nata la tradizione della città, tra negozi di giocattoli, civaioli e orefici: “Abbiamo già avuto momenti di sconforto in passato – ha affermato Viviani – ma proprio noi siamo la testimonianza che la città può ricominciare. Come dopo l’alluvione: serve solidarietà, tutti insieme”.

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