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Fontana, i 600mila euro nel conto in Svizzera e tutte le bugie dette fin qui

Il governatore leghista della Lombardia, Attilio Fontana, ora pensa alle dimissioni. Le carte dell’inchiesta che lo vedono coinvolto svelano di giorno in giorno nuove sorprese. Durante la sua arringa difensiva in Consiglio regionale, Fontana aveva dichiarato che il suo conto svizzero, a Lugano, “non è operativo dagli anni Ottanta”. Peccato, però, che ci sono dentro 600mila euro che sono entrati tra 2013 e 2015. Repubblica spiega oggi la vicenda partendo dal casus belli, ovvero il tentativo di inviare tramite bonifico 250mila euro alla ditta di Andrea Dini, nata, secondo quanto detto dal governatore, dalla necessità di fare beneficenza (al cognato) e per il suo avvocato Jacopo Pensa come “un atto di solidarietà al cognato che in forza di quella parentela aveva solo avuto danni”.

Fontana sembra aver cercato di occultare la provenienza di quei soldi visto che, come ha scritto oggi anche il Corriere della Sera, i soldi si sarebbero mossi dal conto svizzero Ubs “a nome della fiduciaria italiana” a “un conto omnibus intestato alla fiduciaria presso la Banca Popolare di Sondrio”, e da qui alla società di Dini. Senza mai che Fontana comparisse in “un trasferimento formalmente disposto da una società fiduciaria (ma di fatto da Fontana) tramite un’operazione domestica (ma di fatto proveniente da un conto estero)”.

A giugno del 2015, alla morte della madre 92enne (che di professione faceva la dentista e secondo Fontana non ha mai evaso il fisco), il governatore eredita 5,3 milioni di euro, depositati nel conto svizzero protetto da due trust, basati alle Bahamas e creati dalla madre nel 1997 e nel 2005. E questo non è evadere il fisco? Ad ogni modo, ereditato il denaro (insieme a immobili tra Varese e Como) Fontana approfitta dello scudo fiscale. Nel 2015 denuncia i soldi svizzeri alle Agenzie delle Entrate aderendo alla voluntary disclosure. E indicando come provenienza unica ‘eredità familiare'”.

Scrive Repubblica: “L’analisi dei flussi finanziari contenuta negli allegati della volontary disclosure però racconta altro. Nel 2010 il saldo del conto si ingrossa di 129.000 euro, nel 2011 diminuisce di mezzo milione, nel 2012 cresce di 442.000 euro, e di altri 200.000 euro nel 2013. Il documento dell’Agenzia delle Entrate si ferma a quell’anno, non va oltre. Già così ce n’è abbastanza per incuriosire i finanzieri del Nucleo di polizia valutaria, delegati alle indagini dalla procura milanese. Intanto: da dove provengono i soldi (circa 800 mila euro) in entrata? E dove è andato a finire il mezzo milione uscito nel 2011?”.

Infine, spiega il quotidiano, il conto di Lugano si ingrossa di altri 600 mila euro circa: “Nel 2013 ammonta a 4,7 milioni, due anni dopo Fontana ne dichiara 5,3 nella voluntary disclosure. Da dove arriva quella somma in più? Se fossero guadagni dello stesso governatore, si configurerebbe per lui il reato di ‘falso in voluntary’. Al momento è solo un sospetto, non ci sono prove”.

 

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