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“La trappola food delivery”. Ecco cosa succede davvero quando ordini cibo a domicilio con le app

food delivery cosa succede

Una comodità non da poco, per il cliente che seduto comodamente sul divano di casa ordina da mangiare e attende soltanto il suono del citofono per mettersi a tavola. Eppure dietro i servizi di food delivery, le consegne a domicilio sempre più diffuse in ogni città italiana, c’è un aspetto tutt’altro che secondario del quale si parla, però, pochissimo: i costi sempre più elevati che limitano i guadagni dei ristoratori. Costretti lo stesso, però, da una moda ormai dilagante ad adeguarsi ai tempi che corrono.
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Questo il risultato di un’indagine condotta da Inapp (Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche) su 40mila tra ristoranti, pizzerie e aziende che ricorrono a questo tipo di servizi. I risultati, pubblicati sulle pagine de Il Giornale, hanno fornito uno spaccato molto chiaro e non troppo rassicurante.

Food Delivery, Cosa Succede Quando Paghiamo

Il problema, secondo lo studio, sarebbe nelle percentuali sulle commissioni applicate dai più importanti servizi di delivery tra cui Just Eat, Glovo e Deliveroo: il 18,2%, che supera però il 20% applicando anche il prezzo per l’app. Tutte entrate mancate per il ristoratore. Quello del delivery è stato un servizio fondamentale durante la pandemia, quando ha permesso a tante attività di continuare a lavorare. Ora, però, le cose sono drasticamente cambiate.

Stando alla ricerca, inoltre, nonostante le piattaforme leader del mercato delivery abbiano aumentato il loro fatturato del 40% rispetto al 2021 (con una cifra pari a 358 milioni di euro e potenziali ricavi del 20% anche sul 2022), nel 92% dei casi non trasferiscono i soldi nei tempi dovuti. Un po’ come se il cliente pagasse il conto un altro giorno, invece di saldare dopo aver mangiato. Per Inapp, i ritardi nei pagamenti sarebbero un rischio enorme per le imprese e che queste piattaforme cambiano spesso a loro piacimento anche i contratti.

Le Parole di Sebastiano Fadda

Secondo il presidente Inapp Sebastiano Fadda, le aziende delle consegne non avrebbero un vero e proprio monopolio, ma un potere troppo ampio sì: un quarto dei ristoratori dichiara di non aver più rapporto diretto con i clienti perdendo il potere della relazione con loro e non potendosi scusare per i disservizi causati dal food delivery (nel 32% dei casi). Tra costi, commissioni e pagamenti ritardati, insomma, è possibile che “il gioco non valga la candela”.

In conclusione, mentre i servizi di food delivery continuano a proliferare, emergono sempre più problemi e insidie che minacciano la sostenibilità economica dei ristoratori. Una situazione che richiede attenzione e, forse, un ripensamento delle dinamiche commerciali per evitare che chi porta cibo a casa nostra sia anche colui che toglie risorse preziose a chi quel cibo lo prepara.