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Frenata dell’industria italiana: fatturato meno 7,3%, la flessione peggiore dal 2009

Rallenta ancora la crescita del fatturato dell’industria italiana. Dai dati negativi diffusi martedì scorso dall’Istat, per l’anno 2018 risultano in frenata sia il fatturato che gli ordinativi: in media, la crescita del primo si ferma al 2,3%, dal +5,6% dell’anno precedente (dati corretti per gli effetti di calendario); mentre per le commesse si registra un +2,0%, in deciso rallentamento a confronto con il +6,3% del 2017 (valori grezzi). Percorrendo a ritroso gli ultimi dodici mesi, l’Istituto di statistica fa notare come il fatturato nel corso del 2018 abbia “mostrato un andamento tendenziale stabile nei primi nove mesi, con un peggioramento nell’ultimo trimestre”. Peraltro a dicembre 2018, il fatturato dell’industria italiana è diminuito del 3,5% rispetto al mese di novembre, subendo il ribasso più forte sul mercato estero.

Guardando i dati su base annua, il fatturato segna una caduta del 7,3% (dato corretto per gli effetti di calendario). Si tratta della flessione tendenziale più accentuata dal novembre del 2009. La flessione, spiega l’Istat, riguarda in maniera diffusa tutti i settori, ma è particolarmente ampia nel settore degli altri mezzi di trasporto (23,6%), dove si confronta con un dato particolarmente positivo nell’anno precedente. Molto in calo su base annua anche l’industria farmaceutica (-13,0%) e l’industria chimica (-8,5%). Nel complesso, nella media dell’anno il fatturato dell’industria presenta, comunque, una dinamica moderatamente espansiva rispetto al 2017, anche al netto della componente di prezzo.
“Sono dati che fanno riflettere e che impongono un dovere ed una responsabilità di tutto il Paese a reagire ad un contesto economico che sta rallentando che è arrivato anche in casa essendo il nostro un Paese ad alta vocazione all’export”, ha osservato il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia. Quanto invece alla flessione congiunturale registrata nell’ultimo trimestre del 2018, è pressoché di pari entità sui mercati interno ed estero, anche se in termini di ordinativi è il mercato estero a segnalare una prospettiva più sfavorevole.

 

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