In un caldo giorno di giugno a Milano, si riapre uno dei casi più intricati della cronaca giudiziaria italiana: l’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto nell’agosto 2007 a Garlasco. Il 17 giugno 2025 ha segnato l’inizio dell’incidente probatorio richiesto dalla Procura, volto all’analisi di nuovi elementi che potrebbero riscrivere i capitoli di questo lungo processo.
Al centro della scena vi è la cosiddetta “traccia 10“, un’impronta sulla porta d’ingresso della villetta in via Pascoli, considerata dagli investigatori come la possibile “firma” dell’assassino. Contrariamente alle prime ipotesi, questa traccia non contiene sangue, ma materiale biologico ancora non identificato. I test Obti preliminari hanno escluso la presenza di emoglobina, confutando così la teoria secondo cui l’assassino avrebbe lasciato un’impronta con mani insanguinate.

Impronta sulla Porta: Una Pista da Seguire
Nonostante le difficoltà, gli inquirenti restano fiduciosi che il materiale organico possa contenere DNA utile per identificare chi lo ha lasciato. Secondo il Messaggero, l’indagine si concentra ora su questa impronta, con Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara, iscritto nel registro degli indagati.

Nello stesso tempo, Alberto Stasi, ex fidanzato della vittima, rimane incarcerato con una condanna definitiva a sedici anni. La Procura ha aperto un nuovo fronte investigativo che potrebbe cambiare le carte in tavola. Gli esperti Denise Albani e Domenico Marchigiani stanno verificando l’origine e la compatibilità genetica della traccia 10, estendendo il loro esame ad altri elementi trascurati finora, come i campioni prelevati da sotto le unghie di Chiara e una serie di oggetti domestici, compresi yogurt e biscotti lasciati in cucina, che potrebbero far luce sulla sua routine e sugli ultimi momenti di vita.
Una delle ipotesi più discusse suggerisce che Chiara abbia fatto colazione con i suoi assassini. La disposizione delle tre sedie attorno al tavolo della cucina lascia pensare alla presenza di più persone in casa il giorno del delitto. Questa considerazione, se confermata, amplierebbe il cerchio degli indagati e modificherebbe non solo la dinamica dell’omicidio, ma anche la sua ricostruzione giudiziaria. Altre prove avvalorano l’ipotesi di una colluttazione: l’impronta 97F, contenente sangue della vittima, e i tentativi di Chiara di raggiungere il telefono, forse per chiedere aiuto durante l’aggressione.

Le operazioni peritali riprenderanno il 19 giugno, con conclusioni attese entro ottobre 2025, una data che potrebbe essere decisiva per fare finalmente chiarezza su chi fosse realmente nella villetta di via Pascoli quella fatidica mattina. Mentre la giustizia prosegue il suo corso con nuovi strumenti e interrogativi, il caso Garlasco continua a sollevare dubbi nell’opinione pubblica, sospesa tra vecchie certezze e nuove inquietudini.