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Andrea Sempio, ora la madre rischia di mettere in guai seri il figlio. Ecco perché

Nel caso dell’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto 2007 a Garlasco, l’alibi fornito da Andrea Sempio è sotto esame. Un biglietto del parcheggio di Vigevano, inizialmente usato per dimostrare la sua assenza dalla scena del crimine, è messo in dubbio dagli inquirenti. Si sospetta che sia stato emesso dalla madre di Sempio e non da lui, sollevando dubbi sulla validità del suo alibi. L’indagine si concentra ora sulle tempistiche che avrebbero permesso a Sempio di commettere il delitto e poi recarsi a Vigevano. Elementi compromettenti emergono contro Sempio: un’impronta, tracce di DNA e appunti sospetti, oltre a video privati trovati sul computer di Chiara, condivisi con il fidanzato Alberto Stasi. Secondo un verbale del 2007, il dispositivo era accessibile anche a Sempio e ad Alessandro Biasibetti. Questi nuovi elementi riportano l’attenzione sull’interrogatorio di Marco Poggi, fratello della vittima, e su due malori: uno di Andrea e uno di sua madre.

Dubbi sull’alibi e la figura del pompiere

Sempio ha dichiarato di essersi recato a Vigevano per visitare una libreria, trovata chiusa. Ha presentato uno scontrino del parcheggio come prova, consegnato dalla madre. Tuttavia, la procura, guidata dall’aggiunto Stefano Civardi e dalle pm Valentina De Stefano e Giuliana Rizza, sospetta che sia stata la madre a produrlo, durante un incontro con un vigile del fuoco, Antonio B., a Vigevano. Il malore della donna durante un interrogatorio ha sollevato ulteriori sospetti. Le sarebbero stati chiesti chiarimenti sugli sms col pompiere, scambiati proprio il giorno del delitto. Il cellulare della donna risultava agganciato a una cella di Vigevano, dove Antonio B. era in servizio, facendo supporre che lo scontrino provi la sua presenza, non quella di Andrea.

Il movente dei video intimi

Un’ipotesi investigativa suggerisce che il movente possa riguardare video intimi tra Chiara Poggi e Alberto Stasi. Marco Poggi riferì ai carabinieri di aver scoperto, un anno prima del delitto, una chat tra i due sul computer di Chiara, contenente immagini personali. Dopo il funerale, Marco affrontò Stasi, che confermò l’esistenza del video. Il computer, privo di password, era accessibile anche a Sempio e Biasibetti, sollevando interrogativi sulla possibilità di ricatti o tensioni legate a quei file.

L’impronta numero 33 e nuove analisi

Un altro punto critico è la traccia dattiloscopica numero 33, che potrebbe contenere sangue di Chiara, rinvenuta in alto su una parete del seminterrato. Secondo i Ris, l’impronta non è compatibile con un gesto comune e presenta 15 minuzie compatibili con Sempio. La difesa contesta l’importanza del reperto, citando la frequentazione del seminterrato da parte dei ragazzi, ma la procura si prepara a usare nuove tecniche per verificare la presenza di sangue. Una seconda impronta, la numero 10, è stata trovata sul retro della porta d’ingresso, non riconducibile a Stasi, Sempio o ai familiari, suggerendo la possibile presenza di un’altra persona nella villetta. In questo contesto già complesso, emerge un dettaglio inquietante: un post Facebook di Sempio del 17 dicembre 2014, giorno della condanna di Stasi, contenente una frase da “Il Piccolo Principe“, libro amato da Stasi, interpretata come una coincidenza significativa dagli inquirenti.

L’avvocato Tizzoni e le accuse del supertestimone

Nel frattempo, Gian Luigi Tizzoni, avvocato della famiglia Poggi, è stato accusato da un supertestimone di non aver comunicato una testimonianza importante riguardante Stefania Cappa. Tizzoni respinge le accuse: «Balle spaziali. Non ho mai lavorato con l’avvocato Cappa e non lo sento da dieci anni», dichiara, difendendosi da sospetti di conflitto d’interessi. Le indagini proseguono, mentre il caso di Garlasco si infittisce con ogni nuovo dettaglio.

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