Vai al contenuto

Gas e migranti, Meloni cerca alleati in Europa

L’esordio internazionale di Giorgia Meloni, con annessa crisi diplomatica con la Francia, estesa poi nel resto dell’Unione europea e parzialmente tamponata da Sergio Mattarella, fa tornare la presidente a più miti consigli.

Emmanuel Macron e Giorgia Meloni

Sulla questione migranti, il governo ha scelto il basso profilo, confidando anzitutto nel generale inverno, che riduce storicamente gli approdi dei migranti in condizioni difficili.

Il silenzio sulla redistribuzione sembra fatto apposta per cercare alleati negli stessi paesi con cui Meloni è andata allo scontro, perché dicembre è arrivato e non si è giunti a una soluzione condivisa al price cap sul costo dell’energia.

Anche su questo dossier la Francia è ritornata freddissima e l’Italia sembra voler lasciare correre la questione della redistribuzione dei migranti per riaccendere il dialogo sull’energia.

La scelta italiana cercherà di valorizzare il vertice di Bruxelles, chiesto proprio dall’Italia e a cui ha lavorato anche il ministro Raffaele Fitto: distribuzione di hotspot nel Nord Africa e condivisione di un codice di autoregolamentazione delle navi delle Ong.

Ma sul fronte dell’energia la novità è il patto franco-tedesco. Ci si sarebbe aspettati una critica da Meloni, ma l’evidente cambio di linea si sottolinea anche su questo. Nessuna critica e attesa di dialogo nei luoghi istituzionali.

Anche perché, a dirla tutta, è da marzo che si sottolinea che le scorte per l’inverno l’Italia ce le avrebbe.

E poi ci sarebbe l’asso nella manica: i gasdotti cui fanno riferimento francesi e tedeschi passano tutti per l’area mediterranea. Inimicarsi i paesi che si affacciano lì sembra una mossa poco intuitiva.

A Meloni, però, mancano anche le stampelle per insistere su questo punto in Europa, leggi alla voce Spagna e Portogallo, ma anche Polonia e Belgio. Si avvicina Varsavia, che a Bruxelless ha ipotizzato l’approvazione a maggioranza qualificata del price cap.

E invece di insistere sulla collega donna Ursula von der Leyen, piuttosto fredda sul dossier, potrà magari fare pressione su Charles Michel, ma le opzioni di manovra sono veramente molto ridotte rispetto ai proclami di un mese fa.