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Germania, il contagio nei mattatoi dei lavoratori-schiavi

Non ci sono soltanto i numeri, terribili, che parlano di 1330 contagiati dal Coronavirus a Gütersloh, l’impianto della Tönnies nel Land tedesco del Nord Reno-Vestfalia. Dietro il focolaio, che ha subito messo in allerta il Paese intero, si nasconderebbero infatti le condizioni di vita miserabili degli stranieri, provenienti da 87 nazioni diverse e trattati come animali, ammassati in dormitori insalubri dove non sono rispettate norme igieniche né di sicurezza. 

Le autorità del land hanno visitato in queste ore il luogo diventato epicentro di un nuovo focolaio di infezione, temendo una seconda ondata di contagi. Al contrario di quanto ipotizzato in un primo momento, però, per ora il premier del Nord Reno Westfalia Armin Laschet ha escluso la possibilità di imporre un nuovo lockdown a livello regionale, anche se il rischio pandemico è stato giudicato “enorme”. Tutti i dipendenti del mattatoio sono stati posti in quarantena, ma la misura potrebbe non essere sufficiente.La scoperta del focolaio ha suscitato feroci proteste contro il proprietario dell’impianto, Clemens Tönnies, del quale sono state già chieste insistentemente le dimissioni. Ma la sensazione è che sia stato scoperchiato un vaso di Pandora contenente gli errori di un intero settore, l’industria della carne in Germania, che sfrutta lavoratori stranieri pagandoli una miseria e costringendoli a condizioni di vita ai limiti dell’inumano. Il comitato d’emergenza ha anche contestato all’azienda di non aver fornito subito la lista completa degli indirizzi di tutti i dipendenti, impedendo in tal modo la verifica immediata dell’estensione del contagio. Diversi agenti sono rimasti feriti durante gli scontri con gli abitanti di un palazzo a Göttinger , nel centro della Germania, per il quale era stata disposta una quarantena dopo che 120 degli abitanti su 700 erano risultati positivi al coronavirus.

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