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Svolta moderata della Lega in Europa? Macché, è solo l’ennesimo bluff di Giorgetti

Prima una lunga intervista al Corriere della Sera, poi altre dichiarazioni tra tv, stampa e radio. Infine, la trattativa direttamente con la Cdu tedesca. È così che Giorgetti sta portando avanti la presunta svolta europeista della Lega. Diciamo presunta perché questa sembra solo l’ennesima operazione-bluff dello stratega leghista che prova così a salvare l’immagine del suo leader, Salvini, sempre più preda di un tracollo elettorale. A chiacchiere, dunque, Giorgetti annuncia la svolta, parla ancora di una Lega che deve allontanarsi dagli estremisti in Europa e avvicinarsi al Ppe, allude a un governo Draghi, strizza l’occhio alle banche. Nei fatti, però, le cose non stanno esattamente così…

Anche Repubblica oggi racconta che “la manovra di avvicinamento della Lega alla tedesca Cdu/Csu è in pieno corso”. E poi: “L’ultima telefonata di Giancarlo Giorgetti al suo principale interlocutore tedesco risale a una decina di giorni fa. Giorgetti è andato persino a Berlino, a metà ottobre per incontrare alcuni esponenti dei conservatori tedeschi e in particolare Marian Wendt, giovane presidente della Commissione Petizioni al Bundestag, da sempre attivissimo nei rapporti tra Roma e Berlino. Wendt in queste settimane sta approntando, insieme a Giorgetti, un documento che dovrebbe essere pubblicato all’inizio dell’anno prossimo, possibilmente con il supporto di entrambi i partiti di Kramp-Karrenbauer e Matteo Salvini”.

“Nei suoi colloqui con la Cdu – si legge nell’articolo – il vicepresidente della Lega avrebbe già espresso la sua preferenza per Friedrich Merz, il candidato più avverso dal merkelismo e maggiormente orientato a spostare la Cdu a destra. In questo momento cruciale, Giorgetti e alcuni esponenti di spicco della Cdu stanno pensando di proporre una traiettoria comune sul futuro economico dell’Europa, sulle sfide dei prossimi mesi. In una lettera che potrebbe segnare un passo importante nello sdoganamento al centro della Lega in Europa. L’impressione è di un messaggio alla Germania e all’Europa che suona come un ritorno al “core business” della Lega e a una presa di distanza dagli anni del populismo antieuropeo”.

Come si diceva, a chiacchiere è tutto molto bello. Nei fatti, però, la musica cambia. Infatti, mentre Giorgetti predicava questo presunto avvicinamento al Ppe, la truppa leghista a Bruxelles si rifiutava di votare il bilancio dell’Unione. Solo qualche ora dopo la pubblicazione dell’intervista “europeista” di Giorgetti, il Parlamento Europeo si è riunito per votare il Quadro finanziario pluriennale, ossia il bilancio europeo a lungo termine per il periodo 2021-2027. Strumento che stavolta si collega anche al Recovery Fund, e quindi alle risorse per far fronte alla crisi economica causata dalla pandemia. I 28 eurodeputati del Carroccio, nonostante le visioni “moderate” di Giorgetti, non hanno nemmeno preso in considerazione l’ipotesi di dire sì al pacchetto. E così si sono astenuti.

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