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Giovanardi-Cucchi: “Non chiedo scusa, è morto perché ha rifiutato cure e nutrizione”

Giovanardi interviene ancora sul caso Cucchi e lo fa miseramente, come ormai accade spesso. Con l’evolversi del processo Cucchi bis e con le dichiarazioni rese ieri in aula dal carabiniere Francesco Tedesco, che ha raccontato i particolari del pestaggio ai danni del geometra 33enne, sui social moltissimi utenti hanno cominciato a ripubblicare le vecchie dichiarazioni di alcuni esponenti politici che all’epoca dei fatti non ebbero parole tenere per Stefano Cucchi e la sorella Ilaria.

Oltre alle frasi pronunciate dall’allora europarlamentare Matteo Salvini, le dichiarazioni che più stanno scatenando le polemiche sono quelle dell’ex senatore Carlo Giovanardi, che a più riprese disse che Stefano Cucchi era morto per “inedia”.

“Le ecchimosi sul corpo di Stefano Cucchi sono dovute alla mancanza di nutrizione, non c’entrano niente le botte, né quei tre poveri cristi degli agenti di custodia, che prendono 1.200 euro al mese e hanno vissuto quattro anni d’inferno”, dichiarò a La Zanzara nel 2013. Ora l’ex parlamentare a proposito delle evoluzioni del processo Cucchi bis e delle ammissioni del carabiniere Tedesco ha dichiarato: “Lo scorso gennaio il Tribunale di Roma ha archiviato la querela per diffamazione a mio carico intentata da Ilaria Cucchi. Il giudice non ha ravvisato gli elementi costitutivi del delitto di diffamazione perché le mie dichiarazioni si attenevano alle risultanze processuali emergenti all’epoca dei fatti e furono espresse con linguaggio continente”.

“Io mi sono sempre basato sugli atti processuali e non ho diffamato nessuno. Ora sto anche intentando un’azione civile a carico dei 29 consiglieri comunali di Torino che mi diedero del diffamatore e sto depositando in polizia postale i nominativi degli utenti che mi stanno minacciando – non insultando, perché l’insulto si può sempre tollerare – e che stanno minacciando i miei famigliari a causa delle mie dichiarazioni”.

“Il processo bis non è concluso, ieri è successa una cosa importantissima ma bisogna vedere come andrà a finire. Il carabiniere comunque non ha confessato il pestaggio, ma ha accusato i due colleghi tirandosene fuori. Questo, poi, non è un processo contro l’Arma dei Carabinieri, come molti invece vorrebbero far credere. Si leggono insulti contro l’Arma da far rabbrividire, ma al centro di questo processo ci sono i comportamenti di alcuni militari. Certo è che, se si dovesse provare il nesso tra la morte di Cucchi e le percosse, chi ha sbagliato dovrà pagare”.

A distanza di molti anni dalla morte di Stefano, complici le dichiarazioni rese da alcuni supertestimoni, si è aperto un secondo processo a carico dei carabinieri della compagnia Casilina che quella notte erano in servizio nella caserma Appia e che furono, secondo le testimonianze e l’accusa, gli autori materiali del pestaggio che avrebbe causato la morte del geometra.

 

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