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Minoli a gamba tesa su Fazio: “Non serve, e guadagna troppo”

Giovanni Minoli è uno che ha fatto la storia della televisione. Una carriera quarantennale in Rai, tra incarichi manageriali – è stato capostruttura e direttore di Rai2, Rai3, Rai Educational, Rai Storia e Rai Scuola – e l’ideazione (e talvolta conduzione) di programmi entrati nella storia. Da “Quelli della notte” a “Blitz”, da “Mixer” a “Un posto al sole”. Da sei anni Giovanni Minoli ha però lasciato la tv di Stato e ora, dopo una parentesi a Radio24 lo troviamo su National Geographic, dove intervista i dirigenti di importanti imprese italiane sugli investimenti in materia di ecosostenibilità.

Una delle sue scoperte, Massimo Giletti ora è a La7. “Ha avuto il coraggio di fare una scelta difficile per riaffermare la sua professionalità e a La7 sta vincendo. Per la Rai è stata una grossa perdita sul popolare. Ma la ruota gira”. E invece di Fabio Fazio, che potrebbe tornare a Rai3 dopo due stagioni sulla rete ammiraglia?

“È stato sbagliato spostarlo, stava bene dove stava. Lo trovo acqua fresca, che ci sia o non ci sia non mi pare che cambi il mondo. Non vedo una ‘questione Fazio’, piuttosto una ‘questione contratto di Fazio‘: mi pare eccessivo. Ma sta sul mercato, lui fa il prezzo che crede e poi bisogna vedere se viene accettato”. Come le sembra il governo in carica? “Per fortuna che c’è il governo gialloverde, così nessuno potrà dire ‘io non c’ero’. Grillo e Casaleggio hanno avuto il grande merito di canalizzare la protesta popolare e portarla al governo, ma una volta finita la ricreazione – e credo che sia finita – si va in classe”.

“E lì ci sono i professori che interrogano, bisogna studiare ed essere preparati. Mi pare che i Cinquestelle siano molto difficili da definire: non possono continuare a dire di non essere né di desta né di sinistra, di qualcosa devi essere. Va bene l’onestà ma quella deve essere una precondizione della politica, non fa strade o ponti. Sono a un bivio: o restano testimoni puri e non accettano compromessi, oppure fanno politica e fanno accordi, perché quando non hai la maggioranza assoluta devi fare accordi”.

“La Rai era il Paese, per chi ha la passione del racconto vuol dire avere un rapporto profondo, strutturale, con quello che avviene”. Ha però parlato al passato: non è più lo specchio del Paese? “L’allargamento delle piattaforme ha frammentato il pubblico, è ora una torta alla quale si sono aggiunte molte ciliegine. Ma la tv generalista è pur sempre il 50% del mercato. Ce ne vuole prima che muoia”. E allora qui poi arrivano le note dolenti…

Invece su La7 il suo “Faccia a faccia”, dopo due edizioni, non è più in palinsesto. “Penso che riapriremo il discorso il prossimo anno, negli ultimi tempi non sono stato molto bene e ho preferito fare una stagione più leggera. Quel programma è un po’ faticoso, avevamo una mezza idea di cominciare a febbraio ma non me la sono sentita. Anche perché vorrei tornare alla radio”.

 

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