Anche in Grecia la sinistra raccoglie una brutta sconfitta. Il sogno si Tsipras tramonta con la netta vittoria di Kyriakos Mitsotakis, ex banchiere, uomo delle elite, leader di Nea Demokratia che vince con una maggioranza schiacciante promettendo taglio delle tasse, dei servizi e privatizzazioni. Si è compiuto un ciclo. Dagli occhi commossi per il no al referendum sulle richieste della Troika fino al calvario.
Alle politiche 2019, consumatesi oggi in Grecia, Syriza ha perso. A un anno dalla fine del programma di salvataggio concordato con Bruxelles nonostante la vittoria del ‘no’ al referendum, i greci hanno voltato le spalle ad Alexis Tsipras per scegliere la restaurazione.
In piazza, quella notte del 5 luglio 2015, il ‘no’, ‘Ochi’ in greco, fu urlato e festeggiato fino all’alba. Ma poi la storia è andata diversamente. Malgrado il ‘no’, Tsipras ha dovuto accettare il Memorandum di austerity preparato a Bruxelles. Risultato: classe media falcidiata, disoccupazione ancora al 18 per cento (all’inizio della crisi era al 28 per cento, ma il 18 è ancora tra i livelli più alti di tutta l’Ue), oltre 200 mila posti di lavoro mai più recuperati dall’inizio della cura iniziata prima dell’era Tsipras e continuata poi, pil ridotto del 25 per cento, spese sociali tagliate di più di un quarto.
L’Europa ha stritolato un sogno di sinistra, forse l’ultimo di questa fase storica. L’alternativa era la Grexit, ma per Tsipras questa opzione uscì dal tavolo insieme a Yanis Varoufakis, il suo ministro delle Finanze che all’indomani della vittoria del no voleva minacciare l’uscita dall’Ue come arma di trattativa, capì che nel governo invece prevaleva la linea del sì all’accordo con Bruxelles e se ne andò.
A quattro anni esatti dalle ‘grandi speranze’, Tsipras paga il prezzo dei tagli che ha dovuto operare. E dunque Mitsotakis: la dimostrazione vivente che l’impianto europeo non permette scappatoie, né cambi radicali. Mitsotakis vince con la promessa del ritorno alla “normalità”. Arriva a un anno dalla fine del piano di salvataggio concordato tra Atene e Bruxelles. Alletta gli elettori della classe medio-alta promettendo tagli alle tasse. Prepara tagli ai servizi sociali e privatizzazioni per ciò che è rimasto da privatizzare.
A settembre dovrà presentare la manovra 2020 e a Bruxelles aspettano Atene al varco. E chissà se gli basterà essere un liberale amico di tanti investitori che spera di attrarre in Grecia: i titoli greci sono ancora spazzatura, difficili da piazzare. Ma Mitsotakis è affine al ciclo di destra che l’Europa si trova ad attraversare.
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