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Grillo ai grillini: “Basta, non mi rompete più le palle”. E Beppe abbandona la nave in tempesta

Belle Grillo ne ha le scatole piene del “suo” Movimento. E spunta un retroscena davvero interessante. L’8 giugno, a pochi giorni della mazzata alle Europee, il capo politico Luigi Di Maio ha incontrato Grillo nella villa a Marina di Bibbona per chiedergli di tornare in campo con spettacoli e post, per risollevare le sorti del Movimento. Ma il Garante lo ha gelato e ha risposto in un modo chiarissimo: “Non mi rompete più le palle, non se ne parla”, ha risposto.

Fuori dal M5s, Beppe non ha però scaricato soltanto Di Maio, ma anche Di Battista. I cui destini restano in mano ai colonnelli di Casaleggio: Casalino, Bugani, Dettori, Buffagni. Pochi ma decisivi, i veri padroni del M5s. Che al momento pensano da pragmatici a conservare il potere il più a lungo possibile.

Alessandro Di Battista è sempre più ostile all’attuale leadership grillina tanto da essere diventato un leader alternativo. Pochi giorni fa sembrava a un passo dal prendersi il M5s. Ma qualche critica di troppo a Di Maio, il pressing per andare alle urne e le sciabolate contro i ministri M5s (“burocrati chiusi nei ministeri”) ne hanno ridotto le quotazioni.

“Figura troppo divisiva, in molti ormai lo odiano”, è stata la bocciatura dello stato maggiore grillino che guarda al prossimo futuro del M5s.

Ma è pur vero che Dibba raccoglie ancora i consensi di molti indipendenti che vedono in lui la figura più adatta per la riscossa alle urne. Dal presidente dell’Antimafia Nicola Morra all’ex del Direttorio Carla Ruocco, da Elio Lannutti a Roberta Lombardi alla governista critica Paola Taverna, Dibba sa ancora infiammare gli animi dei ribelli. Se Di Battista è finito in un cono d’ombra, è tutta colpa dell’amico Luigi.

Insomma, nel Movimento si pensa a tenere strette le poltrone ma anche a fare un restyling. Di Maio rischia di creare una miriade di centri decisionali e di frammentare in piccoli feudi correntizi il M5S. In un quadro del genere, servirebbe un uomo capace di unire. Di portare pace dopo la guerra tra bande. E quindi? E quindi solo Giuseppe Conte appare essere il profilo ideale.

 

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