A guardarli battibeccare da fuori, divisi sui tempi di entrata in vigore della prescrizione, l’impressione non è certo quella di due partiti che mano nella mano cercano di cambiare in meglio il Paese. Lega e Cinque Stelle hanno dato vita nelle ultime ore a un teatrino infinito, con la Bonafede a parlare di una riforma slegata da quella del processo penale e “l’alleato” Salvini a smentirla, parlando di tempistiche diverse e di un procedimento che difficilmente potrà concludersi prima di un anno.
E però la strategia un senso ce l’ha, letta dal punto di vista di un Movimento accusato più e più volte di essere schiacciato nella morsa di un Salvini incontrastabile. Spostare l’agenda politica da sicurezza e immigrazione, cavalli di battaglia del Carroccio, al fronte giustizia è infatti un modo per tornare a battere sui punti più cari ai Cinque Stelle, disarmando l’alleato che rischiava di accrescere smisuratamente ego e appeal presso i cittadini.
L’intransigenza sul caso Raggi è l’ennesima conferma di un Movimento deciso a spostare la partita su terreni più favorevoli. Se ne è convinto anche Luigi Di Maio, che spera così di allontanare, almeno per un po’, il fantasma del Di Battista sempre pronto ad apparire improvvisamente in scena, rubando le attenzioni del pubblico agli altri attori.“Sono stanco!”. Di Maio sbotta e parla ai suoi: trapelano voci allarmanti