Pazza idea, come cantava Mina dando vita a un tormentone immortale. Quella che sta attraversando in queste giorni la testa di tanti esponenti del Movimento Cinque Stelle, costretti a fare i conti con un Matteo Salvini sempre più forte nei sondaggi e sempre più determinato nelle sue iniziative, col rischio di finire relegati nelle retrovie e perdere appeal sugli italiani. Ecco allora prendere piede un’ipotesi non più così assurda, quella di un rimpasto da portare a termine una volta sciolto il nodo della manovra. Agli inizi del 2019, al più tardi. Con Giovanni Tria, il ministro meno inviso ai grillini, nel mirino. Sarebbe lui il primo a saltare, per lasciare spazio a quel Savona che nei piani iniziali doveva sedersi proprio all’Economia.
Il piano dei Cinque Stelle deve però scontrarsi con un ostacolo non certo da poco: il Quirinale. Lo stesso che mesi fa, nelle ore concitate che avevano portato alla nascita del governo gialloverde, aveva posto il veto proprio su Savona all’Economia. Tornare indietro significherebbe riaprire una partita con Mattarella che pareva ormai chiusa, con il rischio di una clamorosa rottura. Servirà pazienza e grande abilità diplomatica per trovare una soluzione non indigesta al capo dello Stato. Di Battista, nel frattempo, osserva nell’ombra, pronto a un clamoroso ritorno sulle scene.Cento sfumature di Conte: tutti i segreti del premier schiacciato tra Lega e Cinque Stelle