Non è certo una vita facile quella del Pd in questi ultimi mesi. I sondaggi continuano a far segnare picchi negativi, con gli elettori sempre più distanti, e i conti nelle casse sono in profondo rosso. Come rivela il Corriere della Sera, sono saltate anche le regole interne più elementari all’interno di un partito la cui stessa sopravvivenza appare ora tutt’altro che scontata. “Un esempio? Dall’inizio della legislatura, decine tra deputati e senatori hanno versato solo qualche spicciolo o addirittura niente nelle casse del partito”.
Anche tra i senatori non mancano i big “dal braccino corto”: Matteo Richetti, braccio destro di Maurizio Martina, Ernesto Magorno, Daniele Manca, Franco Mirabelli. Un lungo elenco che all’interno del Pd ha iniziato a filtrare, spinto dall’esasperazione di alcuni dei dipendenti del partito costretti alla cassa integrazione. Parte dei contributi che i parlamentari dovrebbero versare sarebbero infatti destinati a un fondo di 300 mila euro, a sostegno dei lavoratori dem, rimasto però vuoto per metà.
“Il partito è come imploso, il mancato versamento dei contributi è il segno che ormai è venuta a mancare anche la solidarietà verso questa casa, che era di tutti” è lo sfogo amaro di uno dei dipendenti rimasti. Il tesoriere Francesco Bonifazi ha inviato una lunga lettera a Delrio, al capogruppo al Senato Andrea Marcucci e al presidente del partito Matteo Orfini, evidenziando una situazione “incresciosa, ingiustificabile”. In meno di un anno, le morosità hanno sfiorato il mezzo milione. Il quadro economico sembra così delicato, che anche spendere i circa 600 mila euro per organizzare i gazebo per le primarie crea difficoltà.