Un Salvini dimezzato. Non solo nei consensi, in calo per la prima volta da mesi a questa parte dopo un’ascesa che pareva inarrestabile. Ma anche nel codazzo di fedelissimi sempre pronti a seguirlo in ogni battaglia, mai una contestazione, mai un appunto. Un mondo che non esiste più, ora che anche nella Lega il dissenso si fa spazio con ampie gomitate e la leadership del Capitano traballa.
“Il mojito, non c’è altra spiegazione. Io ho preso l’aereo all’alba del 7 agosto e non sapevo nulla. Atterro a Roma e scopro che c’è la crisi. Il mojito…”. Intanto, al Senato, il lucano Pasquale Pepe mostra le bellezze di Palazzo Madama al suo conterraneo Massimo Zullino, leghista come lui ma in consiglio regionale. “Era meglio stare in maggioranza. Anche per i nostri territori” sbuffa Pepe.
“Lì – prosegue Pepe analizzando le conseguenze dello strappo – avevamo vinto facendo campagna elettorale sulla possibilità di giocare di sponda col governo nazionale su agricoltura e petrolio. E ora, invece, tutto è più difficile”. La fedeltà a Salvini, insomma, non è più incondizionata.Il premio Nobel nega i cambiamenti climatici, ma è solo una bufala