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Paradossi a 5 Stelle: anche Giulia Sarti ha votato contro il revenge porn

L’obiettivo era quello di introdurre una nuova tipologia di reato contro la violenza di genere e aumentare le pene. Il risultato, invece, è stata una vera e propria baraonda, con la maggioranza prima a discutere e dividersi sulle parole di Matto Salvini a tema castrazione chimica, e poi a votare “no”, lasciando sconcertate le opposizioni, all’istituzione del “revenge porn”, che sarebbe andato a punire chi diffonde in rete video e foto intimi per vendetta. Un iter che ora si fa molto più complicato.

La votazione a scrutinio segreto ha infatti cassato il nuovo reato, per soli 14 voti. All’annuncio del verdetto, le opposizioni sono andate alla carica, con Pd e Forza Italia per una volta stretti alleati a occupare insieme i banchi dell’Aula. Un risultato grottesco, considerando come al Senato sia nel frattempo il Movimento Cinque Stelle a presentare un disegno di legge analogo. Di Maio, imbarazzato, ha annunciato che martedì ci sarà il dietrofront, con i grillini che voteranno sì. La beffa, con tanto di danno, era però nel frattempo servita.Un no che arriva proprio nei giorni in cui il Parlamento era alle prese con il caso Giulia Sarti, l’onorevole della quale erano stati diffusi scatti privati. Amareggiata Laura Boldrini, che ha sottolineato come “per 14 voti si è persa l’occasione di proteggere i nostri giovani da questo odioso fenomeno che colpisce soprattutto le donne”. Indignata la Boschi: “Mai visto tanto cinismo giocato sulla pelle delle vittime di un reato così odioso”.

I grillini hanno tentato di respingere le accuse illustrando un disegno di legge sul revenge porn, con pene fino a dieci anni, e promettendo di “impegnarsi ad approvarlo velocemente ma senza forzature”. Una partita delicata, con la Lega che cerca di far passare la linea Salvini sulla castrazione chimica, provvedimento che nelle intenzioni del leader del Carroccio non sarebbe obbligatorio ma determinante per la sospensione della pena. Posizione che per i Cinque Stelle è “inaccettabile”.

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