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“Solo una stalla”, diceva… Di Maio nei guai: spuntano le foto in piscina. Altra inchiesta

Le Iene insistono sulla vicenda Di Maio e le ultime scoperte mettono in seria difficoltà il vicepremier, non più solo suo padre, dunque. Ci sono quattro fabbricati nel terreno dell’azienda Di Maio che non risultano dalle mappe catastali, e dunque sarebbero totalmente abusivi. Intervistato dall’inviato Filippo Roma, Di Maio aveva riconosciuto due dei quattro fabbricati: uno, aveva detto, è “una masseria dove ha vissuto mio padre per un periodo della sua vita quando era piccolo”, l’altro è “un magazzino”, del quale Di Maio apriva la porta agli operai per consegnar loro delle attrezzature (“L’unica cosa che facevo era aprire questa porta perché mio padre non dava la chiave del catenaccio a tutti e quindi lo aprivo io, i lavoratori si prendevano quel che dovevano prendere e poi andavano via”).

Del terzo fabbricato, il vicepremier dice che si trattava di “una stalla”, che starebbe lì “credo dalla Seconda guerra mondiale”. Senonché Le Iene mostrano che da foto satellitari prese da Google Earth nel 2002 la presunta “stalla” non c’era, compare solo dal 2008 in poi. E, secondo altre foto che la trasmissione ha mostrato ieri sera, non sarebbe una stalla, ma un patio con mattoni in cotto, pensato per delle serate, dotato di una cucina e una piscina fuori terra montabile.

Le Iene hanno pubblicato foto di Di Maio in piscina, o di lui che cena con alcuni amici. Cioè fa ampio uso di un luogo nel quale, secondo le mappe catastali, non vi dovrebbe essere alcuna costruzione né “per usi abitativi”, né “ricreativi”. I quattro fabbricati, l’ha dichiarato anche il sindaco di Mariglianella, sono tutti abusivi. Di Maio alla trasmissione ha detto che “non è una villetta, nel senso che non è abitata, non è un posto abitato, non ci sono camere da letto o altro”.

Le foto di quella cena sarebbero del 2013, e quelle del suo bagno in piscina sono state pubblicate ad agosto 2018. La domanda che ci si pone è dunque: Di Maio ha mentito ripetutamente sulla “stalla”, che invece sarebbe un patio con piccola piscina montabile? E andava ad aprire agli operai la porta di un magazzino abusivo, in un contesto di totale illegalità, sapendolo oppure no?

Inoltre da tutte le carte sia del terreno dell’azienda a Mariglianella, sia dell’ipoteca che vi grava, si apprende che dal 2006 al 2013 proprietaria è la madre del vicepremier, Paolina Esposito (tra parentesi, da dipendente pubblico non poteva essere proprietaria), e poi subentrano i figli, tra cui Luigi. Ma, ecco il punto, nel 2010 è iscritta sui terreni un’ipoteca di Equitalia del valore di 333.499 euro, per un credito non pagato di 176.724 euro. Secondo l’avvocato Raffaella Di Carlo (Studio Martinez&Novebaci), la cui intervista è stata mandata ieri in tv, parlando in linea generale “ormai la giurisprudenza è costante nell’aver riconosciuto la figura sia del socio occulto che dell’amministratore occulto, cioè di quelle persone che pur non risultando da nessuna parte sono di fatto le persone che esercitano il ruolo di chi la gestisce e la organizza”.

Quali possono essere i motivi le domandano per cui uno gestisce di fatto un’azienda perché ne è proprietario, però ufficialmente non compare? L’avvocato risponde: “Diciamo che uno dei più ricorrenti è quando una persona ha dei debiti e non vuole che i propri beni vengano aggrediti dai creditori”. Sarebbe reato di elusione fraudolenta, e chi vi concorre, come prestanome di fatto, compierebbe un altro reato, quello di concorso. Naturalmente non sarà il caso del vicepremier; che ha promesso che potrà chiarire tutto, anche se forse occorre un po’ più di tempo del previsto. Come tutte le cose di questo governo: un po’ più di tempo del previsto. E gli elettori abboccano…

 

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