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Il boicottaggio verso D&G si fa con un t-shirt dal costo proibitivo. Firmata Dolce e Gabbana

I due stilisti, attaccati per aver vestito Melania Trump, sorprendono tutti e lanciano una t-shirt a favore del “boicottaggio verso D&G” per stemperare i toni e conquistare anche i detrattori.

Non c’è pace per Dolce e Gabbana. Le ultime polemiche che li hanno travolti riguardano la decisione di vestire la first lady americana, Melania Trump, che all’ultimo G-7 – svoltosi a Catania – ha fatto sfoggio di una giacca dal valore di 51mila dollari, firmata dai due stilisti siciliani.
La cosa non è di certo passata inosservata ai più convinti detrattori dell’amministrazione Trump, che già mesi fa avevano iniziato a criticare duramente la scelta dei due stilisti nostrani di voler ridefinire il look di Melania, contro il fronte comune di molti altri stilisti, come Tom Ford, Marc Jacobs e Christian Siriano, che invece avevano dichiarato pubblicamente, ai tempi dell’elezione del tycoon americano, di non voler vestire la nuova first lady.
Ecco, quindi, inasprirsi ancora di più la campagna di boicottaggio verso D&G, che questa volta hanno deciso di rispondere in maniera ironica e spiazzante.
Il contrattacco, infatti, si è basato sul lancio di una t-shirt, venduta alla “modica” cifra di 175 euro, sulla quale campeggia un grande cuore rosso, sovrastato dallo slogan “#Boycott Dolce & Gabbana”.
Ma non è tutto. In questa loro contro-campagna di boicottaggio verso se stessi, a completare il quadro è comparso anche un fake-video – che promuove proprio il lancio della maglietta – nel quale un folto gruppo di modelli che indossano la t-shirt, guidati in testa dai due stilisti, urlano a piena voce inneggiando al boicottaggio verso D&G, mentre in disparte alcuni poliziotti e giornalisti li osservano divertiti.

«Rispondiamo all’odio girandolo in una risata. Gli altri ci boicottano? Noi rincariamo la dose e ci autoboicottiamo» dice Stefano Gabbana. Mentre Domenico Dolce afferma: «Chi ci critica vuol dire che critica l’amore, la famiglia, il dolce vivere, la bellezza in generale».
All’uscita del video, gli utenti dei social che non vedono di buon occhio la nuova amministrazione americana si sono, in tal senso, divisi in due fazioni: da un lato c’è chi ritiene che la trovata pubblicitaria sia ben riuscita, dall’altro invece chi pensa che sia solo sgradevole.
In ogni caso, si tratta di un modo con cui i due stilisti cercano di prendersi in giro e di smorzare i malumori nei loro confronti. Ma anche di riaffermare il sostegno della casa di moda alla signora Trump – e, si potrebbe dire di conseguenza, all’operato del suo consorte.
E a dimostrazione della coerenza verso le scelte fatte e dell’orgoglio per le creazioni indossate da Melania, sul profilo Instagram di Stefano Gabbana sono spesso pubblicate foto della moglie del presidente, commentate sempre con toni entusiastici.

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Immagine tratta da Stefano Gabbana/Instagram official profile

Dolce & Gabbana, tuttavia, non sono nuovi a critiche e boicottaggi. Già nel 2015 erano stati oggetto di aspre contestazioni quando Domenico Dolce aveva attaccato prima le adozioni gay e poi la fecondazione in vitro, definendo “sintetici” i bambini nati in questa maniera. Proprio all’epoca era nato un movimento per il boicottaggio verso D&G, partito per iniziativa di Elton John che aveva anche lanciato per primo l’hashtag #boycottdolcegabbana. La polemica, allora, si era infiammata soprattutto sul web e i social network, scatenando in 24 ore decine di migliaia di tweet.
Un crescendo di proteste, quindi, che non si ferma da diversi anni a questa parte. Ma che, a conti fatti, crea ottime occasioni con cui i due stilisti riescono a far parlare di sé e del loro marchio.
Fonte originale principale: huffingtonpost.it