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Il cashback ha fatto flop: cosa non ha funzionato (e perché)

Non è iniziato con il piede migliore il programma cashback, varato dal governo come un modo per aiutare le famiglie in difficoltà e allo stesso tempo portare avanti la lotta all’evasione fiscale. I numeri diffusi in queste ore certificano infatti come qualcosa non sia andato per il verso giusto: 5,8 milioni di cittadini italiani hanno aderito sotto le festività natalizie, maturando un risarcimento potenziale di 200 milioni di euro, ovvero 35 euro a testa in media. Un totale ben distante dai 150 euro promessi dal governo.


I motivi dietro questa falsa partenza sono diversi. Innanzitutto le restrizioni necessarie a contrastare la pandemia di Covi-19, che hanno inevitabilmente frenato la corsa agli acquisti soprattutto nei giorni in cui il Paese è diventato “zona rossa”. Poi, le problematiche legate al funzionamento dell’app Io, che ancora una volta ha dimostrato di non essere ancora pronta per gestire operazioni così imponenti. Infine, alcuni strumenti di pagamento sono stati tagliati fuori dal piano, con difficoltà soprattutto transazioni contactless. 
Il risultato finale, così, non è stato certo dei migliori: secondo i dati pubblicati dal Messaggero, soltanto il 60% di chi ha scaricato l’app Io ha poi aderito al programma anti-evasione. Numeri decisamente inaspettati per un esecutivo che ha deciso comunque di puntare forte sull’incentivo ai pagamenti digitali: il Recovery Fund destinerà a questa voce ben 4,75 miliardi di euro, stando alle cifre diffuse finora.Non sono mancate, però, critiche anche da parte di Confesercenti, secondo la quale i 150 euro promessi non sono sufficienti a spingere gli italiani ad abbandonare il contante. I tempi, inoltre, sono troppo lunghi: chi ha partecipato al cashback sotto le feste riceverà i risarcimenti a febbraio, nella speranza che stavolta le procedure non subiscano intoppi.

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