Un amore intenso ma durato davvero poco quello tra gli italiani e Matteo Renzi, naufragato nella peggiore delle maniere con quella clamorosa batosta elettorale che aveva costretto a un passo indietro il politico toscano, che fino a qualche mese prima sembrava riuscito nella difficile impresa di stregare con i suoi modi di fare sempre sopra le righe i cittadini del Bel Paese. E che però oggi, quarantenne, non si rassegna a finire così presto nel dimenticatoio e continua a cercare bagni di folla durante le manifestazioni interne alla sinistra, come a sottolineare la sua strenua opposizione all’idea di un pensionamento anticipato. Sullo sfondo il dato, terribile, di quel 18% scarso uscito dall’ultima tornata elettorale, minimi storici per un Partito Democratico sempre più a caccia di sé stesso. 
Renzi è sempre stato spregiudicato, con quel manifesto programmatico, “Io a quelli li asfalto”, che trasudava voglia di annientare l’avversario, schiacciarlo. Irride l’attuale governo definendo “cialtroni” gli esponenti della maggioranza. Come in passato parlava di “gufi”, “rosiconi”, “professoroni” e via dicendo. I suoi successi erano però stati legati innanzitutto a scelte precise, come gli 80 euro subito distribuiti agli italiani, e non certo al carattere guascone e provocatorio. Ma il leader toscano non sembra averlo capito, considerando come ancora oggi a chi (Barbara Palombelli) gli chiede di rivelare il suo più grande errore risponde: “Non ho portato la rottamazione fino in fondo”.