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Russia, deputato Lega: “Sono a San Pietroburgo, pronto per andare in Donbass”

Vito Comencini è uno dei tre deputati della Lega che, lo scorso 3 marzo, ha votato contro quella parte della risoluzione del governo che riguarda l’invio di armi all’Ucraina. Comencini è sposato con una cittadina russa di nome Natalia. Per questo, qualche giorno fa, ha deciso di andare in Russia. Ora il deputato leghista si trova nella città di San Pietroburgo, dopo aver varcato il confine in auto dalla Finlandia. Ma non nasconde l’intenzione di recarsi nel territorio separatista ucraino del Donbass.

Il deputato della Lega Vito Comencini

“I voli europei non ci sono più, sono atterrato in Finlandia, poi con un van sono arrivato qui”, racconta Vito Comencini che, come appena accennato, vorrebbe andare in Donbass, “o almeno a Rostov, per dare la mia solidarietà e l’aiuto a quelle persone”. Il deputato leghista conferma il suo voto contrario all’invio di armi all’Ucraina. “Lo confermo, oggi a maggior ragione, visto anche l’effetto boomerang che sta arrivando dalle sanzioni economiche, che saranno, come ormai appare chiaro, più pesanti di quanto si pensasse”, spiega.

Secondo lui i russi sono “abituati da un po’ di tempo a subire sanzioni. Loro sapranno tamponare, hanno la loro sovranità, gli anticorpi per sopravvivere all’assedio, sanno, diciamo, essere autarchici”, aggiunge. “L’Italia avrà un grosso problema, soprattutto economico. – prosegue Vito Comencini – Ora in molti giustamente sono preoccupati, l’energia, le materie prime, salgono tutti i prezzi, una cosa che arriva dopo due anni di pandemia devastanti, ora è pure peggio”.

Poi rivolge un appello al presidente del Consiglio Mario Draghi: “L’Italia persegua la pace, tornando protagonista della diplomazia, come stanno facendo altri paesi e faccia fronte pure con misure serie per limitare gli effetti delle sanzioni per noi, come chiede la Lega. Io lì ci sono già stato due volte nel 2015 e nel 2016. – conclude poi Vito Comencini parlando del Donbass – Ho visto le vittime, la distruzione della guerra, che allora a molti in Occidente non interessava, ho molta attenzione per loro, come ora per gli ucraini che stanno soffrendo oggi, non si può fare distinzione tra civili”.

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