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Il flop della Cop25: così i big hanno ingannato la “generazione Greta”

Uno schiaffo in faccia, forte, dritto contro Greta Thunberg e la generazione di ragazzi che ha preso ispirazione dall’attivista svedese per fare proprie le rivendicazioni sul clima, a difesa di un pianeta maltrattato come e più che in passato, sotto gli occhi di tutti. E invece la Cop25 di Madrid, vertice annuale tra quasi 200 Paesi diversi, si è rivelata una mezza delusione, se non totale. In maniera inaspettata, con i partecipanti incapaci di raggiungere un’intesa sull’articolo 6 dell’Accordo di Parigi sulla regolazione globale del mercato del carbonio, il nodo più difficile da sciogliere.

Durante la plenaria dei 196 Paesi più l’Ue per il via libera al documento finale, alcuni delegati hanno espresso la forte delusione su questo punto dell’agenda dei lavori. Punto e a capo. Se ne dovrebbe riparlare nel 2020, alla prossima conferenza Cop26. Per contrastare il riscaldamento globale negli anni a venire, i Paesi erano chiamati a esporre i rispettivi target di riduzione di CO2. L’articolo 6, sul quale si fondava la discussione per arrivare a un’intesa che alla fine non è stata raggiunta, è lo strumento ideato nella Conferenza di Parigi del 2015 per regolare il “mercato del carbonio”: i Paesi che non riescono a raggiungere i loro obiettivi di riduzione delle emissioni possono finanziare operazioni di assorbimento della CO2.Il vertice, però, si è concluso con un timido appello a “fare sforzi più ambiziosi” contro il riscaldamento climatico, senza arrivare ad un accordo su alcuni punti essenziali, come quello delle emissioni di CO2. Un flop che arriva mentre l‘Ipcc, organo istituito dall’Onu per monitorare i cambiamenti climatici, ha lanciato l’allarme: gli sforzi globali devono moltiplicarsi se si vuole evitare un aumento della temperatura media terrestre superiore a 1,5° rispetto a quella pre industriale, la soglia oltre la quale gli eventi estremi sulla Terra potrebbero rivelarsi catastrofici. Con i piani attuali, invece, si arriverebbe facilmente ai 3,2° di aumento entro la fine del secolo.L’esito del vertice è stato accorto con rammarico dalla stessa Greata Thunberg, che su Twitter è intervenuta così: “Sembra che la COP25 stia fallendo proprio ora. La scienza è chiara, ma viene ignorata. Qualunque cosa accada, non ci arrenderemo mai. Abbiamo appena iniziato”. Critiche anche da Greenpeace che ha parlato di progressi compromessi “dagli interessi delle compagnie dei combustibili fossili e di quelle imprese che vedono in un accordo multilaterale contro l’emergenza climatica una minaccia per i loro margini di profitto”.

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