C’è un punto che continua a tenere banco tra le fila del Pd, impegnato nel tentativo di dare finalmente vita al governo giallorosso insieme ai Cinque Stelle. Trovare una discontinuità all’interno di un esecutivo che sarà comunque segnato dalla conferma del premier, quel Conte intorno al quale Di Maio e i suoi hanno fatto quadrato fino a far cedere Zingaretti.
Sotto questo aspetto, secondo quanto riferiscono fonti parlamentari della possibile nuova maggioranza, il Pd avrebbe avanzato alcune richieste ai pentastellati piuttosto forti e chiare, alzando l’asticella. Fra queste vi sarebbe la richiesta al M5s di rinunciare al voto sulla piattaforma Rousseau per chiedere agli elettori un giudizio sull’alleanza, da affidarsi invece al solo voto delle assemblee dei gruppi parlamentari in nome di una ritrovata centralità della democrazia parlamentare rappresentativa.
Una seconda richiesta di svolta e discontinuità da parte del Pd riguarderebbe una condivisa, forte e qualificata presenza di donne nel nuovo esecutivo, a partire dalla possibile scelta di un donna in quota dem quale vicepremier unica di Giuseppe Conte. Si tratterebbe, in caso l’operazione andasse in porto, di una prima volta assoluta nella storia della Repubblica italiana.
L’assenza della vicesegretaria dem Paola De Micheli dall’incontro delle scorse ore può favorire meglio un confronto sul suo nome, dato in corsa anche per la prossima guida di dicasteri economici quali Sviluppo, Lavoro e Infrastrutture e Trasporti. Fra gli altri ministeri pesanti che potrebbero essere affidati a una donna, negli ambienti parlamentari della nuova maggioranza si accredita in crescita la possibilità della prima guida rosa dell’Economia con il nome di Lucrezia Reichlin. Torna in pista anche quello di Elisabetta Belloni per la Farnesina.
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