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S’erano tanto amati: il M5s scarica Virginia Raggi. E spunta un piano segreto per il futuro di Roma

Il conto alla rovescia è quasi scaduto per Virginia Raggi, alle prese con l’imputazione per falso per la nomina di Renato Marra e in attesa dell’esito di un processo che potrebbe cambiare parecchie carte in tavola. Sì perché un’eventuale condanna del primo cittadino di Roma, come da pressi nella galassia pentastellata, dovrebbe costringerla sulla carta a un passo indietro, con il rischio di lasciare anche la capitale nelle mani di un Salvini sempre più forte nei sondaggi e pronto a conquistare anche l’Urbe. Un’eventualità decisamente sgradita al Movimento, che di elezioni a primavera farebbe volentieri a meno. Ecco, allora, che i Cinque Stelle stanno studiando una strategia alternativa in caso la Raggi non sia ritenuta innocente di qui a un mese.

Come anticipato da Il Fatto Quotidiano, l’ipotesi che si sta facendo strada, per quanto complicata, è convincere Virginia a rimanere al suo posto anche in caso di condanna. Uscendo dal Movimento, certo. Ma rimanendo saldamente al suo posto con l’appoggio di una maggioranza di consiglieri e assessori autosospesi. Uno scenario sicuramente complesso, non facile da far digerire agli elettori. Ma in linea con quel codice etico che recita: “Costituisce condotta grave e incompatibile con il mantenimento di una carica elettiva quale portavoce del Movimento la condanna, anche solo in primo grado, per qualsiasi reato commesso con dolo”. Nella peggiore delle ipotesi, quindi, la Raggi non potrebbe che dimettersi. Dal Campidoglio al momento si dicono sereni. L’idea di una condanna non sembra nemmeno sfiorare il sindaco, convinto della sua posizione. Salvini però, come uno squalo, ha già fiutato il sangue e attacca da settimane l’amministrazione capitolina: “Ci si aspetta di più, anche io vedo le buche e la monnezza”. La Lega è pronta a prendersi Roma, i Cinque Stelle sono disposti a tutto pur di non fare l’ennesimo, clamoroso regalo ai nemici-amici della maggioranza gialloverde. Fra un mese, dopo che il giudice si sarà pronunciato sulle sorti della Raggi, potrebbe essere già tempo di mettere le mani alle pistole.

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