Vai al contenuto

Salvini e Di Maio non contano nulla: chi è il ‘vero’ capo del governo

L’unica certezza che ormai appare evidente a tutti è che il vero capo del governo non sia il presidente del consiglio Giuseppe Conte. Allora la partita si gioca a due, e il dilemma è: chi conta di più, Salvini o Di Maio? Per i più, Salvini ha letteralmente schiacciato il leader del Movimento 5 Stelle. Per altri, invece, sono proprio i pentastellati a guidare l’attuale esecutivo. Un’altra tesi, la più interessante, invece ribalta tutto: a “comandare” è l’uomo del governo che era più in difficoltà ma che ora, a ridosso della manovra, ribalta clamorosamente rapporti di forza… E allora ecco che chi ha più potere e a tenere le redini del governo sembra essere proprio il ministro dell’Economia Giovanni Tria. E molti dettagli lo confermano.

Augusto Minzolini con un retroscena-provocazione ha scritto: “Fra qualche anno nell’album dei governi italiani, il nome dell’attuale gabinetto sarà modificato, dal governo Conte 1 a governo Tria 1”. È dunque Giovanni Tria, l’ultra-tecnico titolare dell’Economia, il vero padrone dell’esecutivo. Complice un Giuseppe Conte carente di personalità e privo di poteri effettivi, da contratto Lega-M5s.

E complice la sponda di cui gode presso Quirinale, Bruxelles e Bce. “Suo malgrado – spiega Minzolini sul Giornale -, Tria è diventato il punto di equilibrio del governo”. Matteo Salvini, “più avveduto, seguendo i consigli del sottosegretario Giorgetti che ha un filo diretto con Draghi, lo ha capito già da qualche settimana”, giura Minzolini spiegando così come sul tema-finanziaria il leader leghista sia diventato molto più cauto. Luigi Di Maio, invece, “più sprovveduto, più inesperto e alle prese con il malcontento che cova nel suo movimento”, è costretto a forzare la mano su questioni complicatissime e cruciali come il reddito di cittadinanza o le pensioni, che hanno riflessi potenzialmente letali sul debito pubblico. Tria lo sa e da bravo tecnico da qualche settimana ventila l’ipotesi dimissioni pur di affermare il proprio insindacabile potere”.

Ed emergono altri retroscena dal palazzo. “A lui – spiega Guido Crosetto di Fratelli d’Italia – non frega nulla di restare al ministero dell’Economia”. E poi: “Se questo governo andrà avanti – osserva anche Renato Brunetta di Forza Italia – diventerà il governo Tria. Conte non esiste e Tria è un duro. Sulla durata, però, non scommetterei”.  Il 21 settembre l’ Istat diffonderà l’ aggiornamento sui conti nazionali e subito dopo il governo approverà l’aggiornamento del Def. A quel punto si capirà che fine farà il reddito di cittadinanza e chi avrà avuto ragione tra Tria e gli altri.

Carlo Sibilia, M5S, rivela inoltre: “Il ministro Tria rappresenta qualcuno che è ancora più in alto”. E di Tria si lamenta anche un altro ministro 5 stelle, rivela sempre Augusto Minzolini su il Giornale, quello per i rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro: “Noi e i leghisti il punto d’ incontro lo troviamo sempre. Tria, invece, si è preso il compito di garantire il passato. Per cui la trattativa è a tre”. E le lamentele vengono anche dalle fila della Lega. “I problemi”, confida Giancarlo Giorgetti. “non li abbiamo con i grillini, non c’è nessun braccio di ferro con loro. Il pragmatismo ci accomuna. Semmai l’interlocuzione più complessa è con Tria”.