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Ilva, tarantini cornuti e mazziati: “Cassa integrazione per 1400 persone”

Sull’Ilva la questione si fa sempre più nera. Prima i Cinque Stelle avevano premesso di trasformarla in un grande parco. Poi si sono rimangiati tutto e sono partiti con la narrazione dell’importanza di salvare impianti e posti di lavoro. Di Maio aveva detto di aver risolto tutto e sbandierò l’accordo come un successo del suo mandato. Peccato che oggi ArcelorMittal Italia, la società che ha rilevato le attività del siderurgico, ha annunciato che farà ricorso alla cassa integrazione per 1400 persone.

A causa della grave crisi di mercato, ha spiegato con una nota, la società “si trova oggi nella necessità di ricorrere temporaneamente alla Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria (Cigo). Il provvedimento interesserà lo stabilimento di Taranto per un numero massimo al giorno di circa 1.400 dipendenti per 13 settimane”.

Si legge ancora: “L’azienda ha già contattato le Organizzazioni sindacali e le rappresentanze sindacali unitarie di Taranto per informarle di questa operazione”. Dettagli saranno forniti in un incontro. Nonostante lo scenario sia “molto critico, ArcelorMittal Italia conferma il proprio impegno su tutti gli interventi previsti per rispettare il piano industriale e ambientale, al termine dei quali, con un investimento da più di 2,4 miliardi di euro, Taranto diventerà il polo siderurgico integrato più avanzato e sostenibile d’Europa”.

Sulle difficoltà produttive in Europa del colosso dell’acciaio, che hanno portato il gruppo ad annunciare una riduzione della produzione in alcuni dei suoi principali stabilimenti siderurgici, ha ragionato di recente Moody’s.

Secondo l’agenzia di rating, tagliare la produzione è “negativo dal punto di vista del credito in quanto mette in evidenza il rapido deterioramento del contesto operativo nell’industria siderurgica europea, che sta affrontando un rallentamento della domanda dai principali mercati dell’acciaio (soprattutto automotive) dalla fine del 2018”.

Pur mantenendo il giudizio sul merito di credito al livello Baa3, così come l’outlook stabile, Moody’s ha rimarcato come la debolezza della domanda possa avere “un impatto negativo sulle consegne europee di Arcelor e sugli utili del 2019”.

 

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